tutto fa brodo, ovvero denari

16 dicembre 2015 di: Rita Annaloro

Vi ricordate il vecchio detto “tutto fa brodo”, nato probabilmente in un periodo in cui la povertà diffusa stimolava la creatività gastronomica? Poi, quando il cinema allargò i suoi orizzonti narrativi, si passò a “tutto fa Broadway” e ora, nell’era della globalizzazione, forse possiamo dire “tutto fa denaro”.

Anche l’orrore, anche le stragi, anzi quelle più di tutto. Non so se altri hanno ricevuto l’appello di Jean-Jacques Bourdin diramato attraverso Change.org:  «Dopo gli attentati del 13 novembre, Nike e la squadra del Paris Saint Germain hanno creato una t-shirt con la scritta “Je Suis Paris”. Jean-Jacques chiede che vengano messe in vendita e che i soldi vengano devoluti alle vittime….»

Nobile intento certo, la devolution, ma il principio che tutto finisca in un bagno di soldi mi sembra inappropriato, oltre che inopportuno.  Se poi pensiamo che tra i grandi sponsor dell’ iniziativa c’è la famigerata Nike, che sfruttava ignobilmente le manine dei ragazzini indiani e pakistani per fabbricare palloni e indumenti sportivi,  ci cascano le braccia e la diffidenza verso questo tipo di appelli prevale sulla mobilitazione civile.  Ma possibile che qualsiasi disgrazia, dal terremoto ai massacri siano solo occasioni economiche? Chissà se riusciremo a fare affari anche con gli extra-terrestri, se qualcuno sbarcherà sul nostro pianeta. Forse non vengono perché hanno paura dei nostri uomini d’affari. E come dargli torto?

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