un siciliano a Bordeaux di nome Piazza
La laurea in medicina l’ha conseguita a Palermo, con specializzazione in psichiatria, da dottore di ricerca va a perfezionarsi a Bordeaux per due anni, e vi rimane. In breve è questo il percorso del dottore in neurofisiologia e neuroscienza Piervincenzo Piazza, direttore dell’Istituto di ricerca Neuro Centre Magendie, da lui creato nel 2007 e rivelatosi uno dei migliori al mondo, il cui organico è passato dagli originari 88 agli attuali 200 tra ricercatori e studenti provenienti da tutto il mondo, tra cui molti italiani. Il dottore Piervi Piazzà, per i suoi studi sulle tossicomanie e sui meccanismi del cervello che consentono di creare nuove classi di farmaci disintossicanti, ha ricevuto il Grand Prix Académie Française des Sciences per le ricerche in biologia e psichiatria, e giorno 8 il Grand Prix Inserm 2015 per «l’insieme delle sue ricerche sui meccanismi psicopatologici delle malattie psichiatriche».
La notizia la apprendiamo da Le Monde Sciences, su cui si leggono commenti del tenore «il dottor Piazza è, sul piano internazionale, uno degli esperti più riconosciuti della ricerca sulle tossicodipendenze», e che «i suoi numerosi lavori pubblicati … hanno avuto un impatto notevole sull’orientamento delle ricerche del futuro». I media italiani, che io sappia, ne hanno dato nessuna o scarne notizie, da noi ne ha parlato Marina Turco sul Tgs un paio di giorni fa.
I francesi scrivono che dalla sua isola natale, la Sicilia tanto per non dimenticarlo, ha ereditato fascino, magnetismo e temperamento e che in lui si intrecciano «l’allure du sud et le rigueur du nord» ma anche eleganza di modi e spirito, un modo di essere dunque che aggiunge punteggi al suo essere scienziato di valore. Del resto, noi che lo abbiamo conosciuto di persona durante una lezione tenuta all’Università di Palermo un paio di anni fa, accompagnando genitori e fratelli che ben conosciamo e apprezziamo, siamo in grado di confermare quanto il suo charme sia contagioso e quanto pratichi un understatement che lo mette al riparo da invidie e antipatie. Bon, le docteur Piazzà, a cui ho posto qualche ovvia domanda sui deux amour che coltiva, son pays e la France, non nega di aver attraversato le fasi canoniche dell’emigrante seppure di alto livello:
1- tornare in patria il prima possibile; 2– adattarsi a sopravvivere al meglio, prima di rientrare una volta finiti gli studi; 3 – scoprire che non sarebbe tornato più indietro, quindi imparare ad elaborare il lutto dello sradicamento dalla terra che lo aveva nutrito, e che contempla una collocazione non nostalgica, non amara né sofferente degli affetti, amicizie, consuetudini, paesaggi che si lasciava alle spalle.
In Francia del resto è agevole acquisire quella “coscienza di popolo” che ti fa sentire parte di una comunità unita, e se ne è avuta recente conferma dopo i tragici fatti del 13 novembre, per aver allevato sin dal 1450 i propri citoyens in quel processo attivo che forma il senso dell’appartenenza. Alla nazione o alla comunità scientifica poco importa, giacché «lo scienziato deve essere ancorato alla società che deve, a sua volta, poter utilizzare i frutti della ricerca che finanzia». La ricerca, dice e chissà se pensa alla situazione italiana, ha bisogno di soldi e investitori per procedere e questi debbono averne un ritorno economico giacché, dalla scoperta al pieno uso di mercato, ogni prodotto che sia un “successo di laboratorio” serve a migliorare le condizioni di vita di tutti, senza distinzioni. Quindi, anche degli italiani che non hanno saputo o voluto coltivare il talento di monsieur le docteur Piervì Piazzà, siciliano di Francia.
Le parole di Rosanna, totalmente condivisibili, suscitano irrimediabilmente tristezza, tristezza verso una terra che lascia fuggire i suoi figli e che non è in grado di nutrire quelli che rimangono. Il successo di Piervì Piazzà non è a mio parere motivo di vanto per noi siciliani .. ma di vergogna.
Vergogna per quella sommatoria di furbizie personali, egoistiche ma soprattutto miopi, che nella loro fatale sommatoria rendono la nostra collettività incapace di prosperare, rendono la nostra collettività tutt’altro che furba.
Pur con il rischio di ripetere quello che ho già espresso in un altro articolo dedicato a Piervincenzo Piazza, non posso che essere d’accordo con il commento di Stefano, il raccolto che, in teoria, doveva essere dello Stato italiano, che c’ha messo la semina, e che semina! Verrebbe da esclamare leggendo quanti e che tipo di premi vengono assegnati a cervelli in fuga made in Italy, furbamente viene “rubato” da altre Nazioni, che si prendono gioco di noi anche in casi come questi, perché un punto in più alla loro fama è un punto in meno alla nostra classe politica e al nostro Paese…
Condivido tutto ciò che ha scritto Rosanna. È stato un grande piacere conoscere Piervi Piazza, quando all’Università di Palermo ha tenuto una lectio magistralis. È stato emozionante, quando a fine lezione rivolto ai giovani universitari disse: Ragazzi venite in Francia e mettete a frutto i vostri studi, lì potete farlo.
Congratulazioni Piervi e a nuovi traguardi
Adriana Palmeri
Congratulazioni vivissime per un altro traguardo raggiunto che ci rende fieri e orgogliosi. in quanto siciliani.
Purtroppo anch’io mi rammarico della necessità di andare fuori per “mettere a frutto i propri studi” e ottenere certi riconoscimenti e mi associo al commento di Rachele: un premio rubato all’Italia.