una Leopolda che convince, o forse no
Matteo Renzi sale sul palco alla Leopolda: un’ora di platea, amica certamente e pronta all’applauso, ma una grinta fuor dal comune che butta nel retro memoria Berlusconi, fa di Grillo un imbonitore di alterno successo e mette al palo, sia pure per un breve lasso di tempo, i nostri plausibili pregiudizi e le nostre altrettanto plausibili speranze in una vera e soprattutto equilibrata e socialmente paritaria ripresa del nostro paese. La questione è stare davvero attenti a quel che da vero leader, da politico di ottima salute, Renzi ha detto di tutto e di tutti. Personalmente, da cittadina di un sud ancora emarginato da un programma politico a tutto tondo, confesso che l’energia di un giovane fortunato (eventi, primarie e varie circostanze gli hanno fatto da sponda) mi ha suggerito che, seppure non lo credo uomo della sinistra che vorrei riconoscere, seppure ho dubbi sulla sua voglia di caricarsi l’Italia sulle spalle se non come transito di un personale disegno di altro suo protagonismo che non ho, in atto, capacità di comprendere pienamente, mi sta bene che ci sia, che prenda decisioni magari opinabili ma che le prenda, che ci metta, come si dice la faccia, anche un po’ di bronzo se vogliamo, ma che nel bene e nel male sia pronto a farsi sentire.
Sulla polemica, sulla frontalita ad oltranza, sul disfattismo, concordo. Meno quando esclude mediazioni ma anche ideologie, quando si circonda di gente che vale davvero pochino, quando fa la conta di chi è con lui o contro di lui. Ma vende prontezza e tira di scherma con abilità. Non è facile per i suoi nemici, ora come ora, avere la meglio. Francamente del tutto male non mi sta. Però, se un compagno, con cui dialogo, spegnendo sky e meditando il riposino pomeridiano, non mi avesse – pacca sulla spalla – sussurrato “non è escluso, mia cara, che stiamo avviandoci a un nuovo regime”, decisamente starei meglio ancora.