è tempo di orientamento scolastico
In questo periodo quasi tutte le scuole, in particolare quelle secondarie di primo e secondo grado, tengono un “open day”. I genitori sono invitati a partecipare alle giornate della “scuola aperta“, alle giornate dell’ “orientamento scolastico in entrata”.
Le scuole aprono le porte a genitori e futuri alunni per farsi conoscere e per invitarli a scegliere, in vista dell’anno scolastico successivo: una sorta di vetrina, un mettersi in mostra per farsi ammirare, apprezzare, presentarsi mostrando il proprio lato migliore. In ciascuna scuola il dirigente scolastico presenta il PTOF: Piano triennale dell’offerta formativa. Al dirigente scolastico si affiancano alcuni docenti, collaboratori e funzioni strumentali che illustrano più nel dettaglio programmi e progetti con invito a visitare le aule e i laboratori.
In quel giorno, quello dell’open day, i genitori avranno, sicuramente, un’idea molto edulcorata della realtà perché, ovviamente, qualsiasi scuola avrà scelto i suoi allievi migliori e i più zelanti collaboratori per presentarsi …
I nostri studenti, i tanti studenti che hanno le idee confuse, sono veramente orientati? Stanno facendo veramente la scelta giusta? Quanto sono condizionati dai parenti, dagli amici, dall’insicurezza emotiva, dagli stereotipi (come ad esempio il ritenere alcuni istituti maggiormente adatti ai maschi piuttosto che alle femmine, o la convinzione che certe scuole superiori permettano di ottenere buoni risultati con un impegno limitato) o, ancora, dalla facilità di raggiungere la futura scuola in meno tempo? Non tutti sono disposti a fidarsi delle indicazioni orientative date dai propri insegnanti.
La scuola è cambiata, nel giro di pochi decenni il mondo è cambiato con l’avvento del computer e delle sue applicazioni tecnologiche. I nuovi, velocissimi strumenti, per ricercare informazioni, risolvere un problema, fare calcoli, tradurre un testo classico o scritto in una lingua straniera, sono ormai alla portata di tutti. Le applicazioni che permettono di scattare fotografie ai quaderni con esercizi e versioni da scambiarsi e copiare in modo frettoloso e poco attento sono di uso quotidiano. Gli strumenti comunicativi cambiano giorno dopo giorno e non è facile per gli insegnanti che si barcamenano tra indicazioni ministeriali programmatiche e metodi di insegnamento consolidati, adeguarsi ai tempi e alle modalità di apprendimento delle nuove generazioni.
Circa cinquant’anni fa Don Lorenzo Milani faceva questa considerazione nella sua Lettera a una professoressa: «Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione, avete buttato in cielo un passerotto senza ali». Abbiamo la sensazione che i passerotti senza strumenti adeguati a spiccare il volo stiano aumentando a dismisura perché è cambiato il concetto di istruzione, di bagaglio culturale, di formazione intellettuale, di patrimonio delle conoscenze, di interazione con la realtà, quella vera, non quella virtuale.
Auguriamoci che tutti gli studenti italiani sappiano lavorare seriamente, imparino a riflettere in modo autonomo e possano così scegliere il futuro percorso scolastico in modo consapevole, con il giusto coinvolgimento emotivo, prendendo piena coscienza di sé e delle proprie attitudini, capacità e competenze, per poter fare ciò che “sognano” una volta finita la scuola, secondo una prospettiva orientata verso i loro obiettivi a lungo termine.
Eh già,cari colleghi: la scuola è cambiata..i fattori di condizionamento sociale e ambientale hanno forgiato ogni aspetto del nostro vivere e la scuola e il suo sistema non potevano esserne esclusi….
Ritengo che ,visto lo ’status quo’, sia quanto mai doveroso essere dei’pilastri’,degi esempi irreprendibili,per i nostri studenti,sempre più alla mercé dei ‘venti burrascosi’ che tormentano i nostri tempi…dobbiamo mettere in grado i nostri ragazzi di scegliere la vita che vogliono vivere, in onestà e libertà, aiutarli ad acquisire la consapevolezza di vivere con emozione, non perdendo la ‘capacità di sognare’….non é impresa ardua…difficile forse,ma se animati dalla ‘passione’,allora ce la possiamo fare!
Cito Sidney J.Harris,a tal proposito,nella speranza che il suo dire ci sproni tutti a’fare’,operare…’I giovani che vanno
alla ricerca di se stessi devono imparare che ka propria identità non è tanto qualcosa che si’trova’,piuttosto quanto qualcosa che si’crea’;sono le proprie azioni giornaliere che forgiano la personalità interna in modo più significativo di qualsiasi volume introspettivo o intellettivo’.
Buon lavoro a noi tutti!
Al di là degli strumenti offerti, i più moderni e tecnologici, rimane quella facoltà squisitamente e specificamente umana definita come “discernimento”. Per quanto possa apparire un termine desueto esprime invece appieno la “capacità di valutare i termini di una questione, i caratteri di una situazione, così da poter operare scelte corrette”(Sabatini Coletti). Corrisponde a quell’attitudine necessaria al pensiero ed alla riflessione personale che, a partire dalla scuola, permetterà poi all’individuo adulto di assumersi la responsabilità delle proprie decisioni.
Negli anni ho maturato come tuor orientatore una certa esperienza in merito all’argomento di cui si parla nell’articolo. Siamo passati dai test cartacei dell’Ateneo Salesiano che, se pur molto articolati e, forse un po’ obsoleti, davano importanza soprattutto alla centralità del ragazzo e permettevano colloqui personalizzati con i genitori e gli alunni. I nuovi test tecnologici, proposti dalle Università e dagli esperti del settore, essendo prettamente tecnici,non sempre rispondono alle reali attitudini del ragazzo. D’altro canto le scuole che si auto promuovono in queste giornate aperte, spesso generano confusione, creando aspettative non sempre in linea con la realtà di ciascuno. Bisognerebbe dare più fiducia agli insegnanti che si occupano quotidianamente dei propri alunni e che sanno riconoscere le reali competenze e abilità di ciascun ragazzo.
ops…tutor = docente che aiuta e guida gli studenti
Almeno per quanto riguarda la primaria speriamo sempre che tutte le scuole che “mettono in piedi” un Open Day lo facciano NON con l’idea di mettere in vendita i posti nelle aule. “La miglior pubblicità è il cliente soddisfatto” quindi non c’è Open Day che tenga: vale molto di più un sorriso di una mamma che dice ad un’altra “Manda anche tuo figlio a quella scuola, perché noi ci siamo trovati benissimo”.
Buon ritorno a scuola a tutti.
Concettualmente l’ open day è una cosa positiva perché ha più senso che i ragazzi vadano a visitare una scuola piuttosto che ascoltare quello che raccontano i docenti che presentano la stessa scuola con opuscoli e filmati. I test sono troppo lunghi e ripetitivi e non sempre i ragazzi riescono a svolgerli con la dovuta concentrazione e nel tempo necessario.
I ragazzi sono condizionati dagli adulti, in generale. Alla loro età difficilmente si riesce a fare una scelta consapevole.
Vittoria, per me, la parola “passione” è la chiave di tutto. I giovani vanno accesi, non bruciati e solo chi sta a loro contatto può far comprendere loro quanto la spinta a migliorarsi si trovi nella passione. Chi non ha passione è spento, prima del tempo. Riuscire ad attrarli e non a “tenerli”.
Inoltre è interessante la citazione perché spinge ad ulteriore riflessione. Secondo me, non sono le azioni che ci forgiano ma noi già siamo e possiamo comprenderlo solo osservando bene le nostre azioni e quindi le scelte che le determinano… Generosità, altruismo…
Sono completamente concorde con te,Ornella…motivo per il quale rientro a casa’esaurita’in energia…ma carica di entusiasmo nel’sentire’il ‘reciproco’dare-ricevere di cui io e i miei ragazzi ci arricchiamo…certo ,non sempre è facile…ma le soddisfazioni arrivano e quelle si che ci forniscono energie inesauribili!:-)
Per la scelta universitaria a Roma esiste il CIAO Centro Informazioni Accoglienza Orientamento, servizio gestito da studenti vincitori di borsa di collaborazione e iscritti agli ultimi anni di tutte le facoltà della Sapienza. Svolge attività di informazione e consulenza per gli studenti per risolvere problematiche burocratico-amministrative.I volenterosi giovani che se ne occupano non riescono a dare tutte le risposte che “i disorientati” cercano.L’unico reale aiuto può venire solo da chi ha già fatto un percorso affine o simile a quello che il richiedente sta per intraprendere e che mette a disposizione degli altri la propria esperienza. Si dovrebbero utilizzare e ufficializzare nelle scuole e negli atenei delle figure che accolgano e orientino realmente chi è indeciso, incerto e spaventato in vista della strada da percorrere.