ragionando
Ogni essere umano è dotato della capacità di ragionamento. Tranne una minoranza che nasce o subisce un trauma che impedisce loro di poterlo applicare.
La Ragione, invece, non appartiene a tutti gli esseri umani. È privilegio di pochi.
Proviene dal greco “ratio”, ossia “equilibrio”.
Quindi ragionamento e ragione non sono sinonimi. Non sempre il ragionamento persegue l’obiettivo di usare la Ragione.
Ogni soggetto usa il ragionamento a favore delle proprie ragioni, parziali e soggettive che nutrono la pretesa di essere universali, ossia a discapito di quelle altrui: azione che offende impunemente la Ragione.
L’uso della Ragione implica, necessariamente e soprattutto, la comprensione delle ragioni altrui, dalle quali occorre cominciare per poter definire meglio le proprie e l’obiettivo insito nella Ragione è quello di raggiungere un equilibrio tra le differenti ragioni.
La Ragione comprende l’altro. Le proprie ragioni, no.
L’obiettivo delle proprie ragioni è la vittoria sull’altro; quello della Ragione è raggiungere l’accordo con l’altro. Ognuno deve ridimensionare le proprie a favore di un percorso nuovo condiviso.
Chi rimane fermo non produce nessun movimento, nessun cambiamento, nessun miglioramento.
Ci impegniamo per costruire la Pace o per sostenere lo scontro, il conflitto?
Un’altra causa di incomprensione è data dalla confusione che si tende a creare tra “Tesi” e “Verità”.
Quante Tesi vengono trasformate in Verità, quindi assolute? Le Religioni sono tesi, le opinioni sono tesi, non Verità assolute.
L’inganno, il desiderio di orientare la volontà dell’altro, spinge alcuni esseri umani a spacciare religioni e opinioni per Verità, a spacciare sostanze tossiche per Felicità, a spacciare l’adattamento a situazioni disumane per Fedeltà.
Vale la pena? Dov’è la Ragione in tutto questo?