Un pomeriggio di Novembre
Immaginate un treno in un pomeriggio di Novembre, immaginate di incontrare, per caso, una signora con sua figlia. Una bambina di cinque anni che sale e scende dal sedile, che non sta ferma perché troppo stanca delle ore in viaggio. La madre, ad un certo punto, tira fuori dallo zainetto colorato della piccola un libro di favole, comincio, involontariamente, a fissare questo quadretto, rapita da una scena che non credevo di poter vedere nel XXI secolo. Nel secolo in cui per tranquillizzare i propri figli, i genitori li “parcheggiano” davanti alla televisione, al tablet, allo smartphone. Aprono il libro, sfogliano le pagine, la madre legge mentre gli occhi della piccola guardano le immagini, toccano le figure. Passano un’altra ora e diverse stazioni, la signora tira fuori il suo cellulare, ed io suppongo che stia per far partire qualche cartone giapponese di ultima generazione ed invece, mi stupisco ancora, mi stupiscono ancora. Comincio a sentire un motivetto, uno di quelli che ascoltavano i miei genitori quand’erano dei bambini, sento quella voce infantile intonare “Ed io che sono Carletto”. Stiamo per arrivare a Roma Termini, la mia fermata, la loro, l’ultima di questo viaggio. Mi avvicino e mi complimento, perché ho appena visto una speranza, una speranza per il futuro, non solo il suo, ma il nostro, quello delle librerie, che, probabilmente e sfortunatamente, verranno sostituite dai siti in cui è possibile scaricare gli ebook, i pdf, quello delle prossime generazioni, perché ho appena visto il germe di quella che sarà una ragazzina che amerà la lettura, che userà la fantasia, che non avrà il cervello atrofizzato dalla tecnologia. Chi scrive non è una sessantenne nostalgica, un’ottantenne nonnina, ma sempre io…Stefania, anni: 24.
Articolo splendido e ricco di speranze. Complimenti a questa mamma che compie il suo RUOLO di genitore senza imboccare scorciatoglie. E chissa, magari un giorno questa bambina scrivera’ un articolo su una signora Stefania, incontrata su un treno, che per calmare i suoi figli leggeva un piccolo libro di favole.
Cristina
Purtroppo scene del genere diventeranno sempre più rare con gli anni a venire.. Finché non ci renderemo conto di quanto libri e pastelli a cera siano infinitamente più educativi e piacevoli per i bambini di un tablet!:)
Ho avuto il piacere di poter osservare una scena identica (anche io nel treno poco prima di arrivare a Roma termini) proprio ieri… in questo caso non era una mamma, ma bensì una nonna a calmare la nipotina leggendole la favola del piccolo principe!!! Ieri stesso non ho potuto resistere a questa stupenda visione e ho a mia volta scritto un pensiero su Facebook… sono felice che non si sia trattato di un caso isolato…
Articolo molto profondo, che potrebbe rispecchiare, o forse rispecchia, uno spaccato di vita dimenticato, o forse, no?. Complimenti, a leggerne di così profondi e significativi.
Ridondante ma necessario ribadire l’intensità dell’articolo.
Sarebbe bello assistere ogni giorno a scene del genere ormai divenute “amarcord”, e tristemente sostituite da passeggeri della metro assorbiti da facebook, da ragazzi con la mania dei selfie in ogni situazione e da coppie al bar che non parlano più…
Complimenti per l’articolo, dare il proprio tempo a una figlia, un figlio, una persona, uno sconosciuto è un valore unico. La vita è fatta di incontri, di dare e ricevere, a volte si riceve senza aver chiesto nulla ed è il regalo più grande.
Bellissima riflessione, mentre leggevo l’articolo mi è venuta in mente una frase di Umberto Eco: lui sostiene che il libro faccia parte di quelle invenzioni, quasi dei miracoli della tecnologia – intesa nel suo significato etimologico – quali sono il martello, la ruota o la bicicletta. Sono cose da cui non si può prescindere, l’odore delle carta stampata, la bellezza con cui i libri si danno al lettore: non esiste una sensazione di tale genere, non è rimpiazzabile da nessun iPad o Kindle che esista.
mi è piaciuto molto l’immagine della bambina che tocca le pagine del libro, come se le parole e le immagini della carta si integrassero con la fantasia di chi le legge e da lì la favola prendesse vita, l’immaginazione che rimane viva e non si spegne sotto le fredde immagini di un display. Una scena “di altri tempi” che tutti ci auguriamo di continuare a vedere… bellissimo articolo
Evocare i ricordi è stimolare i sensi.
Complimenti a Stefania con questo racconto mi hai fatto assaporare quelle sensazioni che noi nati nel 90 e chi prima di noi ha impresse nella memoria.
Un bel saggio sulla speranza futura non dimenticando mai il passato
Complimenti per la riflessione anche da una nonnina, che si barcamena con i nipoti tra lettura e disegno ma non sa con quanto successo.