ancora un femminicidio

27 febbraio 2016 di: Daria D’Angelo

In questi giorni abbiamo sentito tutti la notizia dell’ennesimo femminicidio, il delitto della professoressa Gloria Rosboch nel Torinese. Questa volta esiste un retroscena, il raggiro dell’ex alunno che, con l’arte diabolica della seduzione, aveva truffato la vittima, convincendola a consegnargli tutti i suoi risparmi, e promettendole, nonostante la grande differenza d’età, una vita insieme.

Il quadro della situazione e un breve ritratto dei soggetti implicati in questa vicenda, mostrano da subito aspetti inquietanti che inducono a riflettere sul senso profondo e immenso di solitudine che può avere indotto questa donna a cedere a lusinghe tanto inverosimili. Lei si è “fidata”.

Le riflessioni sul caso oscillano fra l’immane solitudine femminile e l’aspetto disumano e manipolatore del suo carnefice. Questo abuso della solitudine ha dimostrato come la fragilità di molte donne sole può essere minata oltre i limiti del più elementare buon senso.

Ho guardato con tenerezza le immagini del quaderno dell’insegnante con gli esercizi di francese, frasi che avrebbero dovuto servirle nella “nuova” vita con il giovane amante.

Un amore davvero “liquido” e immaginario, un immaginario nel quale i confini e i riferimenti sociali si perdono a causa di un vuoto che doveva certo essere profondo.

Ciascuno porta con sé un concetto di vita, e questa donna rincorreva di certo un’irraggiungibile normalità, lanciandosi poi, forse per inconsapevole disperazione, nel sogno di un’avventura che avrebbe potuto stravolgere il suo vivere quotidiano, e invece l’ha portata dinanzi ad una delusione immensa e, infine, alla morte.

In questi casi la nostra attenzione deve essere centuplicata, perché l’abilità del seduttore diabolico, quando è ben praticata e adocchia una vittima fragile, può portare una dipendenza simile agli stupefacenti, è capace di provocare distacchi enormi dalla realtà. Tutti gli esseri umani hanno a che fare con la solitudine, il vuoto interiore, la sensazione che ci sia sempre qualcosa che manchi, un tassello per la realizzazione di se stessi e per la felicità. Eppure la solitudine femminile è complessa, enigmatica, può assumere connotati diversi, talvolta palesi e visibili, talvolta tragici come in questo caso, soprattutto al cospetto di elementi squallidi in agguato, in attesa di prede vulnerabili che cedono per un sogno ingenuo capace di abbattere ogni difesa personale.

1 commento su questo articolo:

  1. gemma scrive:

    Nessun giudizio per questa povera prof. Pace all’anima sua! Quante volte gli insegnanti si imbarcano in situazioni al di sopra delle proprie conoscenze e competenze. Aiutare un alunno, un ex alunno in difficoltà, disturbato, difficile. Ascoltarlo, aprirgli il cuore e l’anima, fidarsi di un inaffidabile, dare credito a chi è solo chiuso nel suo patologico egoismo, nella sua richiesta di tutto ciò che puoi dargli.La sindrome della crocerossina annebbia la mente. Non lo salvi un soggetto del genere: devi segnalarlo agli esperti che hanno la giusta preparazione professionale per occuparsi di lui. Tu sei solo una delle sue tante vittime, purtroppo!

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