Umberto Eco, quando disse che ‘I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli’ da “Il Fatto Quotidiano” del 26.02.16

26 febbraio 2016 di: Otello Lupacchini

In una lectio magistralis tenuta all’università di Torino, nel giugno del 2015, Umberto Eco scatenò un ampio dibattito pubblico affermando: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli“. Molti furono coloro che insorsero contro quella che ritennero un’arrogante manifestazione di cultura élitaria da parte del Maestro, non avendo neppure percepito il senso di quella sua semplice constatazione, tesa a stigmatizzare piuttosto il fatto che, per ripetere la metafora di Alex Horowitz, il cittadino del ventunesimo secolo somiglia sempre più a una fulminea lepre della tecnologia, la quale si comporta e comunica come una tartaruga dell’etica, cioè disconosce o ignora volontariamente i limiti e i rischi etico-dialogici delle opportunità tecniche offertegli dagli strumenti avanzatissimi che ha in mano, senza perciò migliorare la qualità di ciò che ci scambia. In ogni caso, simili scomposte e chiassose reazioni sono sintomatiche esse stesse d’imbecillità, intesa questa come condizione umana di cui si hanno continue manifestazioni su scala anche vasta e nei campi più disparati, vita politica compresa, diffusa statisticamente in modo uniforme nel tempo e nello spazio, senza distinzioni di titolo di studio, di professione, di reddito; con alcune concentrazioni statistiche, tuttavia, di cui sarebbe interessante ricercare ragioni e modalità di sviluppo….

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