ah, il vintage!
A tutte noi ragazze del ‘68, la mitica borsa Jackie-o Gucci, la Bamboo Bag o la Bagonghi di Roberta di Camerino in velluto a tre colori, sollecita le papille gustative. Magari non la compreremmo mai, ma il desiderio di possederla è grande. E’ un remember di tempi passati, gioiosi e inconsapevoli che il vintage degli accessori, dell’abbigliamento, del design ci avrebbe tanto attratto decenni dopo.
Oggi il consumismo ci fa protagonisti del tempo che viviamo. Oggi non si conserva più la cosa che invecchia, non pensiamo di ripararla ma la sostituiamo con l’ultimo modello che il mercato offre.
Accade così anche per gli ideali? Probabile. Continuamente cambiamo opinioni, soprattutto per quanto concerne la politica. Qualità e profili del ministro di turno ci inducono a sperare cambiamenti di rotta.
Promesse di intenti libertari, onestà intellettuale promettono nuovi orizzonti.
Il consumismo ha consumato anche i nostri ideali? Un ideale però non è un oggetto vintage, e non è facile ricomprarne uno nuovo. Alla Società crediamo sempre meno, la Chiesa di Francesco arranca tra i moniti accorati e perentori del Papa e gli scandali di cui si è macchiata e ancora si macchia.
Sarebbe triste pensare allora, come soluzione definitiva, all’acquisto di una mitica borsa. E buonanotte.
Vorremmo non cedere al bamboo e al velluto tricolore, tantomeno al dio-denaro che sta occupando sempre più questo vuoto. Non vorremmo permettere che il consumismo consumi anche i nostri ideali. Crediamoci ancora.