Perfetti sconosciuti
In un periodo pieno di film in uscita come quello tra Gennaio e Febbraio è difficile scegliere quale pellicola merita la visione in una sala cinematografica o meno. Si tende, di solito, a scegliere film molto quotati, ad esempio, candidati agli Oscar, o semplicemente altri si tende a sceglierli, perché si pensa possano regalarci serate di spensieratezza o di divertimento. Un film di questo genere, dal trailer, sembrava “Perfetti sconosciuti”, ultimo lavoro del regista Paolo Genovese, grande scoperta di questa serie di serate passate a riempirsi gli occhi di immagini e la mente di riflessioni. Il pubblico arriva in sala ridendo, parlando a bassa voce, dando vita a quel chiacchiericcio che contraddistingue i minuti prima che vengano spente le luci e le nostre attenzioni vengano proiettate sullo schermo. Inizia la proiezione, la pellicola sembra spiritosa, proprio come pensavamo, ma più si va avanti con l’evoluzione della storia, delle storie, più ci si lascia andare a considerazioni profonde, intense, che danno tanti, molti spunti, da poter elaborare una volta lasciata la sala. E’ una continua sorpresa, un continuo sussulto, un continuo chiedersi dove ti stanno portando. Questo film sembra porre tanti interrogativi, tanti punti di partenza, sembra mettere in dubbio tutto quello in cui si è creduto, tutte le nostre certezze, tutto il nostro mondo e sembra lasciarci in balìa del dubbio, che insinua dentro di noi, lasciandoci come marinai inesperti tra le onde delle tempeste delle vite dei personaggi. Tutto è qualcosa di inaspettato, persino la colonna sonora, che ha come titolo quello del film ed è interpretata da Fiorella Mannoia; averla riascoltata dopo la visione, fa in modo che le parole, le frasi che vengono pronunciate in essa abbiano molto più valore, molta più consistenza. Una strofa dice: “Quando i silenzi si mettevano tra noi e ognuno andava per i fatti suoi come perfetti sconosciuti” ed è questo uno dei punti del film, che i silenzi, il non comunicare porta a creare degli abissi nei quali si può annegare se ci si accorge troppo tardi di quanto sia profonda la distanza creata con il tempo, nel tempo. Parafrasando Papa Francesco verrebbe da dire: “Litigate quanto volete ma non andate a dormire senza fare la pace”.
Ho visto anche io il film. Che dire, una commedia alla italiana? No, ben altro. Dietro questa maschera leggera e commerciale si nasconde un film di alto spessore con grandi punti di riflessione. La cosa più simpatica? Restate in sala terminato il film adi ascoltare i fidanzati con la coda di paglia dire: amo lo puoi prendere adesso il mio telefono!:)
Mi hai incuriosito,andrò a vederlo
un bel film, molto maturo e profondo, specie se si pensa a come tutta la nostra vita sia rinchiusa in un cellulare, quanto questa “scatola nera” contiene tutto quello che siamo e quello che facciamo, risultando essere una via per accedere all’animo umano e alla nostra intimità. Nell’era digitale il cellulare è diventato una vera e propria appendice del nostro corpo, ma forse è sempre meglio guardare una persona negli occhi per conoscerla… o forse lo schermo lucido di uno smartphone è il nuovo specchio dell’anima?
Non ho visto il film ma lo vedrò, dopo aver letto il tuo articolo!
Ho visto questo interessantissimo film la settimana scorsa in un cinema d’essai. Mi ha fatto pensare a “sliding doors” ossia ciò che potrebbe accadere se le porte della metropolitana che stai per prendere al volo si chiudono oppure se riesci a salire sulla metropolitana prima che si chiudano. Allo stesso modo, mettendo i cellulari a viva voce durante una cena tra amici, cosa accadrebbe se tutti i commensali ascoltassero messaggi e conversazioni che appartengono al mondo di ciascuno? e quanta falsità accompagna invece la vita di persone che pensano di conoscersi ma che in realtà nascondono segreti inenarrabili? ….chi siamo realmente? qual è la vera immagine di noi? quanta vita segreta si nasconde nei nostri inseparabili cellulari?