Violenza e orrore
“Ho combinato un casino”. “Mi dovete credere, non lo so perché lo abbiamo fatto”. Così lo studente di giurisprudenza (!!) parla dell’assassinio compiuto, assieme ad un amico, contro uno studente di 23 anni. C’è alcool, ovviamente; c’è droga; c’è la mostruosa esaltazione di una propria assoluta libertà; c’è la cancellazione di ogni limite: il vuoto.
Abbiamo visto jihadisti tagliare la gola, terroristi sparare su sconosciuti. Ma questo delitto (Roma, 5 marzo 2016) è più terribile.
Cerco, ma non trovo, parole adeguate a commentarlo. E a che servirebbero?
Invito ciascuna e ciascuno ad una riflessione intima, non convenzionale, sul male (così vicino) che ci circonda.
(Come è triste scrivere questa nota alla vigilia dell’8 marzo!)