la tracotanza del potere
Quale esempio di politica ci regala ancora il comportamento del ministro Guidi, tempestivamente e necessariamente dimessasi dopo ilsuo operato? Il chiaro esempio della tracotanza. Quella che non è solo sua – non ci va di fare la conta- ma che ancora fortunatamente non riesce a renderci rassegnati o indifferenti. Che ci indigna anzi e ci incalza coi tanti interrogativi senza risposta di cui è responsabile nei nostri confronti tutta quanta la gestione di un paese, che spererebbe comunque in un suo futuro. E per questo, in larga parte (ma certamente saranno le prossime urne a rivelarsi decisive) non vorrebbe la testa di un presidente del Consiglio, che fra errori od omissioni riesce in atto a tenere fermo il timone di una nave Italia in cui ci troviamo, in ogni caso, tutti noi.
E lo fa anche lui con tracotanza, frontalmente: contando gli amici, quasi sempre toscani e in “zona potere” e agguantando pezzi di altre coalizioni, da Alfano sin da subito a Verdini, recente, amara sorpresa finalizzata tuttavia alla quadratura di una maggioranza numerica su cui poggiare. Renzi potrebbe spiegarcelo meglio, forse con un pizzico di umiltà in più perché alcuni suoi escamotages sono di berluschiana memoria! E il cavaliere, ce lo ricorda la stessa Federica Guidi a lui certo non invisa, che oggi dà a Renzi che prontamente la prescelse, una vera rogna in più.
Infatti non sta mostrandosi sufficiente che la signora ministro se ne sia tornata subito a casa col suo look sempre inappuntabile, dal taglio dei capelli alle scarpe, con una dorata Ducati alle spalle e al fianco un inespressivo, riccioluto compagno che in affari non pare abbia remore di sorta.
Davvero siamo un’Italia dove la corruzione gareggia vergognosamente con la mafia, che ormai forse per rispetto alle origini tiene in Sicilia solo un paio di comodi pied-a-terre, e dove il potere politico non sa più (e non crediamo che possa non volerlo) come ritrovare dignità e prestigio, garantire il diritto, proteggere i cittadini, rispettare quanto meno i primi tre fondamentali articoli sella Costituzione.
Se così non fosse, l’on Angelucci di Forza Italia, imbattibile per numero di assenze in Parlamento, si ritroverebbe sospeso con effetto immediato dalle sue funzioni, esattamente come quell’impiegato che timbrava furtivamente al Comune di Sanremo per coprire i comodi che in gruppo erano riusciti a fare. La sua immagine in mutande ci ha penosamente perseguitati. Per l’onorevole non avremmo nulla da temere: risulterebbe impeccabilmente vestito e immaginiamo con adeguata biancheria intima, come si conviene a chi ai soldoni di parlamentare assomma quelli che già, a quanto pare, ha di suo. Ma che con “tracotanza” ritiene di accrescere, col titolo di onorevole che il voto popolare gli ha procurato ma trascurando al massimo i doveri che comporta, e per i quali si sostiene tanto di giuramento alla Repubblica italiana.
Il dramma, perché di dramma si tratta, è che la rassegnazaione sta vincendo sull’indignazione e ognuno cerca di salvare il suo orticello, se ce l’ha, o la sua piantina, se gliene resta una, o l’ultima fogliolina, se a questo è ridotto; mentre Renzi continua ad agire e parlare secondo il suo progetto politico “o con noi o contro di noi ¨”.
Vero è, diceva qualcuno, che è più facile ribellarsi quando la pancia è piena.