Sicilia, terra di accoglienza
Qualche giorno fa è stato presentato, presso la Sala Lanza dell’Orto Botanico di Palermo, il libro “Popolo in fuga – Sicilia terra di accoglienza” di Fabio Lo Bono,(edizioni Lo Bono) avvocato di Termini Imerese. L’autore, attraverso un sapiente e certosino lavoro di ricerca storiografica, corredato dalle testimonianze rese dai superstiti dell’esodo giuliano dalmata del 1945, rammenta una triste pagina della nostra storia e scrive dell’accoglienza della città di Termini Imerese agli italiani residenti in Istria. Un amaro viaggio alla ricerca «dell’identità rubata dal vento della storia».
Quando, alla fine del secondo conflitto mondiale, si ebbe la necessità di accogliere i profughi, la cittadina di Termini Imerese li ospitò, prima con diffidenza e poi a braccia aperte, mostrando il lato migliore della sicilianità. Sono stati accolti circa duemila profughi con rispetto, affetto, e con grande prova di solidarietà da parte degli abitanti di Termini Imerese, capaci di garantire loro una quasi normale vita quotidiana.
Oltre il suo racconto, vale la pena soffermarsi sulla seconda parte del titolo: Sicilia terra d’accoglienza. Indipendentemente dalle personali idee politiche, la tragedia di chi è perseguitato deriva sempre da chi è al potere. I misfatti umani e i delitti sono stati commessi in ogni epoca storica e continuano oggi in altri continenti, e in questo contesto la Sicilia sembra abbia assunto da sempre il ruolo di “porta easilo”. La sua è stata sempre una posizione nel segno della continuità storica, in quanto, come si evince dal libro, ha rappresentato il crocevia di migranti di ogni nazionalità, e ora li accoglie dall’Africa. Quando si parla dell’accoglienza che la città di Termini Imerese ha offerto, ci si riferisce ad una strutturale realtà del popolo siciliano, e ad una regione ad alta densità umana capace di doti emotive che poco le vengono riconosciute.
D’altra parte, non sarebbe possibile risolvere questi problemi formulando soltanto nuove leggi, se certi valori morali non resistessero saldi e forti nel tempo.
Bellissimo articolo, complimenti!