le culture hanno casa in centro

24 maggio 2016 di: Rosanna Pirajno

Si è appena conclusa a Palermo la quinta edizione della Settimana delle Culture, iniziativa curata dalla omonima associazione di cittadini che ottengono dal Comune giusto i locali e i servizi per ospitare le centinaia di manifestazioni che sono capaci di mettere in piedi. Il progetto e la presidenza sono di Gabriella Renier Filippone, che guida con mano ferma il comitato di sole otto persone e la decina di collaboratori che a vario titolo tengono le redini della complessa macchina organizzativa.

Partita già con un’anteprima venerdì 13, dal 14 al 21 maggio la Settimana ha esibito tra mattina e pomeriggio un fitto calendario di 183 eventi, distribuiti in uno scenario di oltre 65 luoghi urbani tra aperti e chiusi, in cui dominano le arti e le capacità artistiche o scientifiche dei proponenti.

Il meccanismo prevede infatti che siano i cittadini a proporsi, presentando per tempo il progetto della propria associazione o comitato o gruppo di cultori di discipline che spaziano tra pittura teatro fotografia musica letteratura artigianato scienze e molto altro, e che confluiscono in mostre, concerti, reading, proiezioni, seminari e dibattiti, incontri di curiosità e saperi, che il comitato seleziona preventivamente collocando ogni evento nei siti a disposizione.

Le Settimane hanno avuto finora un successo di pubblico che supera ogni aspettativa, tant’è che si pensa ad un prolungamento, a dimostrazione di almeno un paio di fattori presenti nella società contemporanea:

1) che la fame di sapere, vedere, conoscere, informarsi, anche solo curiosare fra le offerte di una manifestazione culturale, non è scemata nella società distratta e  allarmata da pensieri gravosi e fatti truci e che, forse proprio per questo, trova respiro, rifugio e refrigerio nella bellezza delle arti e nella bravura degli artisti;

2) che la disponibilità ad agire fare sbracciarsi offrire la propria opera volontariamente e gratuitamente, sia per organizzare sia per mostrare, sia per pensare che per mettere in piedi una iniziativa, un evento, uno spunto cognitivo, nonostante i pessimi esempi di quanti succhiano senza ricambiare, quello spendersi in prima persona è ancora vivo e vitale in chi non si accontenta di stare a guardare e ritiene che sia più opportuno guardarsi attorno e agire.

Tertium, il discorso cade sempre sulla città. Sebbene la scelta dei siti ospitanti si sia allargata oltre i confini della città storica, trovare località a misura degli incontri, aggraziati gradevoli di buona fattura stimolanti o come altro vogliamo definirli, nella espansione urbana del secondo dopoguerra è impresa ardua, forse impossibile. Ve lo immaginate il concerto al buio, uno dei tre che si sono tenuti nella cripta della cinquecentesca Chiesa del Piliere, nell’aula – le chiese moderne non contemplano cripte – di una chiesa tutta cemento e forme ardite che raramente ispirano spiritualità e raccoglimento? Se lo avessero distrutto tutto, le bombe del 9 maggio 1943, il nostro gagliardo e malandato centro storico in cui tuttavia ci identifichiamo, il comitato della Settimana delle Culture avrebbe di che scervellarsi su come e dove far coincidere utile e dilettevole, bellezza e arte, talento e talenti. Ed è un argomento, quello della identità e qualità della città moderna, che rimandiamo di continuo.

(tra le foto, l’esperimento tattile condotto dall’artista non vedente Gabriella Pellitteri con Gabriella Filippone Renier e il musicista Giovanni Mattaliano, che ha suonato in uno dei tre concerti al buio nella cripta del Piliere)

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement