un dolore potente
Sara aveva 22 anni e amava la vita. Vincenzo ne ha 27 e ha distrutto due vite, ha ucciso Sara in un modo atroce, da belva da assatanato da animale selvaggio violento crudele che non conosce limiti né riconosce autorità, neppure quella della sua coscienza. Che forse neppure possiede. Un altro femminicidio da piangere, segnali che non si sono colti, fatalità, coincidenze, ci si mette pure l’indifferenza di chi si è tirato indietro, non è intervenuto, non ha dato aiuto. Un’altra giovane vita spezzata da un uomo-bestia che non sopporta l’idea dell’abbandono, tu sei miaaaaaa per sempreeeee proprietà miaaaa come ti permetti di innamorarti di un altro anche se hai solo 22 anni e ti stai appena affacciando all’amore … Ma cosa passa per la mente di un uomo-bestia quando sragiona così, io sono l’unico e solo mi appartieni per l’eternità non devi lasciarmi sei soltanto mia ti punisco ti distruggo ti brucio con l’acido con le fiamme con il coltello con la pistola con le mie mani con la forza del mio …. del mio cosa? Amore? Passione? Gelosia? Possesso? Follia? Del vuoto che mi trascino dentro senza che nessuno se ne accorga? Ma è la mente che sragiona, o quell’attrezzo tra le gambe che in certe circostanze in certi uomini fa da supplente?
E penso ai genitori, ai familiari, agli amici cari, alla memoria che non trova pace, e penso che la stessa sera dell’omicidio di Sara danno in tv la storia di un marito che ammazza la moglie, che l’abbandono è ancora la molla omicida, che lui è reo confesso, che al processo il pm chiede 30 anni, che alla fine gliene danno 18 perché la premeditazione non si poté provare, che l’assassino che ha distrutto una vita fra 18 se ne farà un’altra.
Non sono giustizialista, non penso alla pena di morte, non penso ad una pena crudele quanto l’atto commesso, anzi vorrei che le carceri redimessero le bestie che accolgono. Ma penso che una vita spezzata da un uomo-bestia così, per il proprio Ego sconfinato, meriti un pentimento tanto profondo, un dolore così potente, una espiazione così definitiva da inibire l’esistenza in qualsiasi contesto civile, pur se carcerario. Un eremo, una grotta solitaria, una colonna su cui assidersi a meditare per il resto della vita, un lazzaretto di malati contagiosi da assistere, un campo di battaglia in cui trovare riscatto dalla morte, un terreno da sminare, un atto di coraggio estremo per salvare altre vite, volontariamente, supinamente, religiosamente. Un ritiro spontaneo dalla vita, questo vorrei da questi uomini-bestia.
dal carcere dice: “ora ho paura” aveva pianificato tutto in sette giorni “è stato un momento, non so, non ricordo…volevo solo spaventarla”e infine:”sono un paranoico, sono un mostro!”
purtroppo la nostra condanna e il nostro disgusto non servono a prevenire tanto orrore dobbiamo cominciare dalle basi, lavorare sulle regole da rispettare, sulla coscienza morale da risvegliare sulla conoscenza di se stessi, dei propri limiti, delle proprie potenzialità positive da coltivare e quelle negative su cui lavorare, farsi aiutare…
Ai primi di marzo l’orrendo massacro di Luca Varani, un ragazzo di appena 23 anni terribilmente seviziato per ore, ora la giovanissima Sara a cui è toccata una fine altrettanto agghiacciante mentre qualcuno, chissà, passava senza rendersi conto, senza fermarsi a prestare soccorso o nemmeno chiamare la Polizia. Erano ragazzi coetanei dei nostri figli: si divertivano, studiavano, vivevano come tutti gli altri ragazzi della loro età… da dove saltano fuori quei MOSTRI che si mimetizzano nel gruppo tanto da non riuscire a riconoscerli per tempo??? A volte sono amici, altre fidanzati, giovani anch’essi ma depravati, che solo dalla violenza estrema riescono a trarre piacere o sollievo dal loro senso di frustrazione. Vincenzo ora dice di avere paura…fa paura tutto questo, un’immensa paura perché al di là dei singoli episodi si è messo in moto un meccanismo veramente inquietante in cui violenza chiama violenza in un continuo crescendo