questa Europa disunita non è paese per giovani

27 giugno 2016 di: Rosanna Pirajno

Con la vittoria del Brexit pare di essere tornati al famoso titolo di giornale, o frase ironica degli anni 30 la cui origine non è stata mai accertata ma che continua a connotare l’orgogliosa insularità britannica, «Nebbia sulla Manica, il continente è isolato». La Gran Bretagna ha deciso, con una maggioranza del 52% per il Leave, di uscire dalla Ue tramite un referendum popolare che ha gettato nello scompiglio il 48% del Remain, le cancellerie degli stati membri, i mercati, le borse mondiali, la politica europeista, i residenti per studio o lavoro non Inglesi, i traffici commerciali e non solo, persino gli Usa con Obama che teme la risalita di Trump e gli Stati europei già minati da populismi e nazionalismi senza freni e inibizioni. Insomma un terremoto, che ha già colpito lo sprovveduto leader conservatore Cameron, costretto alle dimissioni e accusato perfino della disintegrazione prossima ventura della Great Britain privata della Scozia, decisa a chiedere a sua volta un referendum confermativo della propria ferma volontà di far parte della Unione Europea.

Gli europeisti accusano il leader laburista Corby di aver fatto una campagna debole a favore del Remain, di non aver saputo fronteggiare con altrettanto vigore le paure e le repulsioni – contro i flussi migratori, gli stranieri invasori, l’Europa delle banche, i poteri forti, il terrorismo islamico importato con i barconi, le leggi restrittive di Brussels, la perdita di autonomia e così via – che hanno alimentato la campagna per il divorzio da una Unione di Stati percepita, più che come opportunità di pace e sviluppo pur con i limiti che nessuno disconosce, come una minaccia alla “insularità” inglese intesa nel senso più restrittivo, e oramai anacronistico, che la popolazione più tradizionalista e quindi anziana ha inteso difendere e conservare come bene inattaccabile dalla evoluzione dei tempi.

Anche la democrazia diretta ha dunque i suoi limiti: se la popolazione più conservatrice e refrattaria alle tensioni della modernità, che è anche libera circolazione di persone e cose, menti, cultura, idee, innovazione, invenzioni, senza negare rischi e sofferenze, prevarrà anche in altri Paesi già allertati dai propri capipolopolo alla Farage e Le Pen e da noi Salvini, sulla popolazione più giovane e avvertita che conta sulla forza dello “stare insieme” per combattere le inevitabili controindicazioni, allora sarà davvero ben triste il futuro delle nuove generazioni a cui vecchi idealisti, come Alterio Spinelli e compagnia bella, avevano fatto intravvedere una Europa di Stati e Popoli democratici, liberi e pacificati. Proiettati verso un futuro di progresso, non di regressione nazional-populista.

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