chi vince tra azione, emozione e ragione
Qualche giorno fa ho sentito fare un’affermazione: «È tutta colpa di Eva!», alla quale ho risposto candidamente: «Sì, però Adamo è stato un po’ cretino!».
Risata generale. Ma, sotto sotto, ho intravisto il solito millenario “vizietto” di fare un’azione e scaricare la responsabilità sull’altro o sull’altra.
Paghiamo molto caro questo trasferimento.
Poi continuando a prendere spunto dalla Genesi, Caino, primo fratricida, uccise il fratello per le sue ragioni.
Eppure il “buon Dio”, o la Natura, ci hanno fornito lo strumento della Ragione e della possibilità dell’esercizio del ragionamento. Ma non tutti colgono questa opportunità anche perché le emozioni spesso sovrastano lo spazio della Ragione o, peggio, delle ragioni personali: combinazione letale.
Sarà questo il notorio “tallone d’Achille”? Le emozioni ci espongono a rischi incontrollabili. Tra l’emozione e l’azione dovremmo inserire sempre la Ragione, a nostra e altrui protezione.
Ecco, secondo me, cosa accadde più di seimila anni fa. Caino non fece nulla per conoscere bene se stesso, il proprio umano funzionamento e quindi non volle conoscere suo fratello e non conoscendolo e non conoscendosi non poteva riconoscere sé stesso in lui. Estraneo a sé stesso e ad Abele. Straniero.
Cosa lo accecò? Le sue egoistiche ragioni.
Come possiamo riconoscere in noi l’altro? Solo attraverso la Ragione che è patrimonio dell’umanità e da noi dipende se essere ragionevoli e umani oppure irragionevoli e disumani.
In ogni umano riconosco mio fratello, mia sorella, stessi diritti e stessi doveri. Questo ci unisce, tutto il resto divide e purtroppo alcuni dalla divisione ricavano un capitale immenso e palesemente disumanizzante.
Pur essendo laica riconosco e mi riconosco in chi professa una qualsiasi religione perché penso che ciò che ci unisce sia il rispetto reciproco, altrimenti è prevaricazione, è sottomissione, è violenza finalizzata all’oppressione.
L’era di Adamo ed Eva, di Caino e Abele è arrivata alla conclusione.
Dipende ormai solo da ognuno di noi mettere la parola “fine”.
Cara Ornella, ben tornata. Ancora una volta ci porti a riflettere sul concetto di Ragione che dovrebbe sempre guidare l’azione dell’uomo, essere razionale per eccellenza: umani in quanto ragionevoli. Siamo umani anche in quanto proviamo emozioni e sentimenti e credo che non vi sia contraddizione in questo. Fai dei riferimenti alla Bibbia e così mi è venuta in mente la Parabola del buon samaritano (Luca cap. 10). Un uomo venne aggredito dai briganti e lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. Passarono di lì un sacerdote ed un levita che non si fermarono: erano nel giusto, avevano ragione perché così facendo rispettavano il precetto che impediva loro di contaminarsi con il sangue, ritenuto allora impuro. In quel caso un’interpretazione ristretta della Legge di fatto ingannò la loro Ragione. Il Samaritano che passò di lì, invece “lo vide e ne ebbe compassione”, in questo caso invece, più che un ragionamento, è un sentimento spontaneo di vicinanza a guidare l’azione che gli permette di prendersi cura di quell’uomo.
Silvia, grazie. Sono molto sensibile alla umana parola “comprensione”. Comprendere in quanto “far proprio”, azione sensibile e generosa. Magnifica.