Paure e muri, i passi indietro della Ue dal “Corriere della Sera” del 23.07.16
Alla fine l’Europa dell’euro e della burocrazia, delle banche e della finanza, di tutti i simboli più detestati e divisivi, rischia di saltare su un’altra mina: la paura, l’immigrazione, il ritorno delle frontiere. Fenomeni diversi che i nemici dell’Europa hanno interesse a confondere. S enza che l’Europa si muova per evitarlo. La fine di Schengen, che si sta ormai manifestando, non sarebbe meno grave della fine dell’euro. Rappresenterebbe l’abolizione dell’eguaglianza tra i popoli e gli Stati del continente, e la rinuncia al governo comune dei flussi migratori…..
In questo anno non si è fatto alcun passo in avanti, anzi. E non solo perché la cooperazione nel Mediterraneo e sulle coste resta allo stato embrionale, e non è sufficiente. In Francia si vota tra nove mesi e i fondamentalisti fanno oggettivamente il gioco di Marine Le Pen, spingendo anche i candidati della destra repubblicana su posizioni anti-Schengen. La chiusura dei Paesi dell’Europa centrale e orientale, dall’Austria all’Ungheria chiamate entrambe a votazioni delicatissime, è evidente. La Polonia isolazionista ha ora davanti il difficile compito di garantire la sicurezza a oltre un milione di ragazzi che a fine mese incontreranno il Papa alle Giornate mondiali della gioventù. Il Regno Unito è fuori, e tenterà di rimanere nell’area di libero scambio economico limitando la libera circolazione dei cittadini comunitari, e sottraendosi alla solidarietà europea nell’accoglienza dei profughi e nel governo dei flussi.
Non resta che la Germania. La vera guida dell’Unione. Riprendere il controllo delle frontiere meridionali dell’Ue, continuando a salvare vite ma distinguendo tra profughi da far entrare e irregolari da respingere, e colpendo duramente gli scafisti e gli organizzatori del traffico, non può essere solo una questione italiana; deve diventare una priorità europea. Un traffico che per dimensioni (le statistiche secondo cui gli sbarchi sono meno numerosi dell’estate scorsa possono essere capovolte in pochi giorni) e per metodi — una spietatezza ben oltre i limiti della crudeltà, in particolare verso le donne — si configura ormai come un vero e proprio crimine contro l’umanità. Immigrazione e terrorismo non sono ovviamente la stessa cosa. Ma per impedire una simile confusione, l’Europa deve mostrare di saper controllare le sue frontiere esterne, senza erigere muri tra un Paese e l’altro. Altrimenti a restare intrappolata sarà innanzitutto l’Italia. A cominciare dai prossimi mesi. Prima la politica — che sta passando l’estate a discutere di olgettine e nuovi partiti centristi — se ne rende conto, meglio è.