Scuola d’amor perduto da “La Stampa” del 04.08.16
Con il fuoco, nel Medioevo, si bruciavano le streghe. Adesso le donne che dicono di no. L’infermiera lucchese Vania Vannucchi è la quinta data alle fiamme da un maschio in Italia negli ultimi mesi. A questi uomini che le amano tantissimo (quello di Vania, il parecchio sposato Pasquale Russo, così tanto da averle offerto l’ambito ruolo di amante in lista d’attesa) non basta più nemmeno sopprimerle. Vogliono ridurne in cenere l’effigie. Si continua a trattare l’uccisione di donne non consenzienti come un’emergenza di cui stupirsi e per cui indignarsi ogni volta, mentre ormai è una tragica normalità che richiede interventi strutturali. La politica deve asciugarsi le lacrime da coccodrillo e aprire il portafogli, finanziando in modo sistematico i centri antiviolenza presso i quali una donna alle prese con un troglodita mascherato a giorni alterni da fidanzatino di Peynet possa trovare ascolto. E poi occorre un corso di educazione sentimentale nelle scuole. Povere scuole, come non avessero già abbastanza fardelli sulle spalle. Ma lo Stato non ha altri luoghi per proporre un modello diverso da quello patriarcale, che ancora governa sottotraccia milioni di famiglie.
Tra maschi, i sentimenti restano circondati da una sorta di pudore. Ma a furia di ignorarli, alcuni non sanno come gestirli. Come affrontare il rifiuto e la sconfitta, l’abbandono e la solitudine. E come accettare la libertà altrui anche quando contrasta con il proprio ego. Se il vero amore avesse una definizione, sarebbe questa: desiderare che la persona amata sia viva. Sempre. Anche quando non ti vuole, o non ti vuole più.