Sesso e Suicidio

23 settembre 2016 di: Ornella Papitto

Iniziano entrambe per ’s’, due estremi di vita e di morte. Sesso e Suicidio.

Fa rabbrividire vederli collegati ma non è la prima volta che un video hard distrugga l’esistenza e ponga fine alla vita di chi si fa riprendere, forse senza valutare appieno le conseguenze di quell’azione esuberante, goliardica, esibizionista che espone il proprio corpo e la propria vita ai commenti virtuali ma realmente assassini.

Leggerezza? Sottovalutazione delle reazioni maschie? Fiducia mal riposta? Perché non ha saputo proteggersi? Perché ha affidato la sua intimità a degli sconosciuti? Perché si è fidata di loro? Dove è finito l’intuito femminile? La capacità di percepire il pericolo? In questa storia triste e violenta non c’è una donna trentenne ma un’adolescente, incapace di distinguere il fan dal “cacciatore” e così si trasforma in una preda facile, da sacrificare per puro divertimento.

Una donna che gioca a fare la pornostar ma non ne ha le caratteristiche. Un filmino amatoriale che invece di darle la conferma della sua femminilità, l’ha distrutta. Un gioco pericoloso e crudele. Mai affidarsi e tantomeno affidare la propria immagine. Mai. Neanche se ci si fida, non bisogna mai affidarsi perché solo così si rimane protagonisti della propria vita e non comparse che nutrono l’illusione di essere prime donne o dive. Una stella cadente, caduta e rimasta appesa ad un foulard di seta.

Quanta ingiustizia! Che rabbia vederla morire di morte violenta!

La vita purtroppo non ha il “fermo immagine” e neanche il rewind. Scorre, impassibile, come i fotogrammi di un film: un brutto film, con registi violenti e senza scrupoli.

Alcune giovani devono imparare a proteggersi meglio; a recuperare quella meraviglia di cui la natura le ha dotate: l’intuito; ad aumentare la capacità di comprendere l’obiettivo implicito ed indicibile di chi vuole divertirsi a spese altrui, anche al prezzo della vita altrui.

Tanto loro non pagheranno mai. Lei, sì.

2 commenti su questo articolo:

  1. Rita scrive:

    Perchè non insistiamo nella richiesta di centri di ascolto tipo “il telefono Rosa”? con personale adeguato, pagato dalle istituzioni, che possa dare un aiuto psicologico alle vittime ? io pagherei volentieri una tassa in merito, ma si potrebbe tirare fuori dai contibuti volontari, tipo 5x Mille. basta volerlo?

  2. Marta scrive:

    perchè continuano a proporci immagini in TV, in INTERNET, sui settimanali tutti uguali della serie “donna sei bella e appari solo se poco vestita e non sovrappeso” come se avere caratteristiche non omologabili e, pertanto non da esibire, non possa essere considerato nei canoni accettabili e desiderabili…..e poi parliamo di integrazione, di inclusione, di rispetto…
    noi donne siamo da sempre vittime di stereotipi e, se più fragili, ci ritroviamo a mostrare ciò che non siamo realmente pur di piacere a chi non sa cogliere altro che le apparenze

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