sta a noi scegliere tra eccesso ed equilibrio
Non è una questione di abbondanza e neanche di miseria. È una visione della realtà, uno stile di vita improntato all’eccesso per il quale “tutto è pensabile” e quindi “tutto è possibile”.
La ricerca dell’equilibrio, ossia la considerazione per l’altro, è stata sostituita dal personalismo frenato, dall’egoismo da soddisfare, famelico, a spese altrui.
Il giudizio è spesso eccessivo, invadente e incompetente.
Tutti hanno diritto di parola, pur non avendo il pensiero. Il pensiero si è conformato sullo stile dell’eccesso. È spesso conformista, superficiale e banalizzante perché non riesce a tenere più conto delle differenze e delle eccezioni.
Tutto e tutti sono uguali. E invece no. È l’alibi creato ad hoc per non fare la fatica mentale di cercare le differenze. Modalità di pensiero passiva che disattiva la capacità insita in ogni essere umano di cogliere le magnifiche differenze.
Questo modo di affrontare la vita è un eccesso. È fanatismo.
La ricerca faticosa dell’equilibrio è fraintesa: è considerata mediocrità, accontentarsi, che basta poco per sentirsi appagati. Non è barcamenarsi. E no.
La ricerca di una posizione di equilibrio è un’azione faticosissima, perché deve tenere conto delle proprie ragioni ma soprattutto delle ragioni altrui.
È una visione onnicomprensiva, che “ha la massima comprensione”, ossia fa proprio ciò che è patrimonio esperienziale dell’altro.
Quanto siamo realmente in grado di comprendere l’altro? Quanto lo vogliamo? Quanto vogliamo farci carico delle ragioni dell’altro? E perché poi l’eccesso di giudizi categorici? Di consigli mai richiesti? Di suggerimenti pilotati per indurre l’altro e non lasciarlo libero di scegliere?
L’estremismo è il nemico che coltiviamo, insidioso, silente, violento. E l’eccesso ne è la forma.
Ognuno può decidere, ma senza lamento, se vivere nell’eccesso o nella ricerca dell’equilibrio, nella ricerca della stabilità che non è assolutamente staticità.
L’eccesso è staticità.
Non possiamo cum-prendere gli altri se prima non capiamo noi stessi e non abbiamo chiara la direzione che abbiamo deciso di dare alla nostra vita e anche a quella altrui.
In medio stat virtus, locuzione latina, il cui significato letterale in italiano è: «la virtù sta nel mezzo» invita a ricercare l’equilibrio, che si pone sempre tra due estremi, pertanto al di fuori di ogni esagerazione
L’espressione risale ai filosofi scolastici medievali, anche se già Aristotele nell’Etica Nicomachea (il mezzo è la cosa migliore), Orazio nelle Satire (c’è una misura nelle cose) e Ovidio nelle Metamorfosi (seguendo la via di mezzo, camminerai sicurissimo) avevano espresso un concetto similare.