Una inutile intromissione
Quando, da bambina, prendevo parte a quelli che oggi chiamerei scontri generazionali, ma che allora non avrei saputo spiegare, mi ritrovavo sempre a discutere con una signora anziana, per la quale io, che a otto anni affermavo con vigore che il mio obiettivo primario fosse la laurea e non il matrimonio, ero una ribelle, che non capiva che la vita a due e la messa al mondo di figli dovesse essere il pensiero primario della vita di ogni donna. Oggi sembra che lo stesso atteggiamento irremovibile ed “estremista” lo abbia il Ministero della Salute nei confronti delle cittadine italiane, usando modi burberi e barbari, frasi che lascerebbero perplessi i più. Se avesse voluto semplicemente informare sulla fertilità, sul modo in cui, sempre se esista e sia certo che funzioni, si possa proteggerla, se si ha la fortuna di poter mettere al mondo dei bambini, di informare su quali possano essere le cause che influenzerebbero la sterilità e quali possano essere le strade alternative per diventare madri e padri, credo che nessuno si sarebbe indignato come invece è stato. Le cartoline che hanno cominciato a girare su internet, infatti, non permettevano una riflessione più accurata sul tema, lasciando tutti a commentare il modo e non il contenuto, hanno avuto anche, però, d’altra parte, il merito di accendere i riflettori sui disagi di tutti, sia di coloro i quali dei figli li vorrebbero, ma non hanno la stabilità di un posto di lavoro e quindi non possono garantire il futuro della progenie, sia di coloro i quali vorrebbero sentire lo Stato più vicino in quelle situazioni che, la maggior parte delle volte, sembrano essere delle vere e proprie lotte per la genitorialità. Sì, si dovrebbe parlare di genitorialità, perché, dopo anni di battaglie per la parità dei diritti, per una visione più euguale del rapporto uomo/donna, non si può pensare al sesso femminile solo ed esclusivamente come il responsabile della crescita demografica, poiché la medicina e la scienza ci hanno mostrato come la sterilità sia una problematica tanto femminile che maschile. Bisognerebbe d’altronde pensare al presente per permettere al futuro di concretizzarsi, se non si aiutano i giovani a staccarsi dal proprio nucleo familiare di origine, come si può chiedere agli stessi di crearne uno proprio, dando così braccia alla povertà e, di conseguenza, alla criminalità? E’ dell’individuo attuale la vita di cui dovrebbe occuparsi il Governo, incentivandolo a crearne di nuove attraverso l’aiuto e la creazione di situazioni che permettano non solo il germogliare, ma l’attualizzarsi dell’idea in sé.
ECCO SU MEZZOCIELO UNO STESSO ARTICOLO ANALIZZATO DA TRE DONNE DI ETA’ DIVERSE INTERESSANTE