fiera delle parole o festival babele

Da mesi si sapeva che la Fiera delle Parole quest’anno a Padova, per decisione della giunta leghista, sarebbe stata sostituita dal Festival Babele di Sgarbi, ma quando il programma è stato presentato molti non ci abbiamo più pensato. Purtroppo non ho partecipato agli incontri con gli scrittori veneti, che mi interessavano, perché l’informazione è stata tardiva, ma sono riuscita, su affettuosa segnalazione di un’amica, ad andare l’ultima sera alle 21.30 al Palazzo della Ragione per assistere ad uno spettacolo di Giuliano Scabia, che avrebbe adattato il suo ultimo libro in versione teatrale + violoncello. L’evento concludeva il Festival di Babele.

Dopo una breve attesa, si aprono le porte ad uno sparuto gruppetto di spettatori, che prendono posto. A questo punto arriva Sgarbi, che annuncia, in uno sproloquio in cui parla della chiusura di Palazzo Grimani etc, che Scabia, da lui apprezzato ma non amato, è malato e che al suo posto ci sarà un altro attore.

Io stupidamente ho subito immaginato che il sostituto avrebbe interpretato il testo di Scabia, ma non era così: quattro attori, capeggiati dal sostituto di cui non ricordo il nome, avrebbero recitato il XXII e il XXIII canto dell’Inferno, accompagnati al violoncello da un ragazzino-prodigio. Come se uno andasse a vedere Paolini e gli proponessero Petrarca, o viceversa.

Cosa avreste fatto? Io me ne sono andata, anche perché non avevo voglia del Conte Ugolino e della sua triste storia. In seguito, su un quotidiano locale, sono comparsi i numeri dell’evento: 25.000 persone per un costo di 180.000 euro e il Sindaco Bitonci si è rallegrato perché finalmente Padova è balzata alla ribalta dei Tg nazionali ed anche all’estero (a quanto riferito ne ha parlato anche un giornale turco!) L’anno prossimo minaccia di tornare con un tema di sicuro effetto: il cristianesimo e il rapporto degli Italiani con la religione. Non so se avrà successo, ma io di certo mancherò.