i rifiuti rifiutati, oh yes!
Ennesima testimonianza dell’importanza dei rifiuti nella nostra società è lo scandalo che ha colpito a Roma l’assessore Muraro, connivente, pare, con l’ex Re della monnezza e delle discariche.
Napoli è stata sotto assedio mediatico per due anni per lo stesso motivo e anche diversi comuni siciliani, da tempo soffrono della stessa peste: cumuli di spazzatura a cielo aperto, indignazione dei cittadini, rischi epidemie e interessate offerte d’aiuto di imprenditori settentrionali che vogliono sbarazzarsi di macchinari costosi e obsoleti.
Il rimedio è la raccolta differenziata, si grida da più parti, che stentano poi a trovare un accordo sulle modalità di smaltimento, la scelta delle discariche, e perfino sul tipo di cassonetti da usare, perché anche quello è un affare non marginale per alcuni.
E lì le accuse tra le parti politiche trovano terreno fertile da tutte le parti. Sulla fertilità dei rifiuti io ricordo i bellissimi progetti anni 80, i sogni di riciclaggio degli imballaggi o dei contenitori, che hanno anche dato vita a interessanti movimenti artistici, le ipotesi scientifiche di trasformazione che avrebbero contribuito a utilizzare altri carburanti. E qualcosa qualcuno ha anche fatto, da qualche parte. Ma si parte, comunque, dalla raccolta differenziata, e per differenziare occorre in primo luogo distinguere tra un involucro di plastica e uno di carta, per esempio.
E più di qualcuno, anche tra i giovani, non ha nessuna voglia di mettere la testa sui rifiuti. Capisco la difficoltà di distinguere tra carta sporca di residui di pesce e carta di giornale, ma in certi casi il rifiuto è proprio viscerale.
Al cimitero di Santa Maria di Gesù, per esempio, ci sono capienti contenitori che mostrano a chiare lettere FIORI e ALTRI RIFIUTI, ma traboccano tutti indifferentemente di carta, plastica e fiori secchi. Sembra incredibile, ma la stessa semplice distinzione tra un fiore, più o meno secco, e qualcosa d’altro viene rifiutata. Sarà il solito nichilismo anarchico che appesta la città da secoli o un preoccupante analfabetismo di ritorno? Dovremmo forse coinvolgere parroci e insegnanti di catechismo per dei corsi sui rifiuti, oltre che sui rifiutati?
La gestione dei rifiuti nasce innanzi tutto nel privato. Quante sono, in percentuale, le famiglie che usano, nella propria abitazione, contenitori diversi per plastica, carta e umido? Siamo veramente educati al riciclo, al rispetto, all’igiene e al recupero? Emergenza educazione di base….siamo alle solite! C’è qualcosa che non funziona come dovrebbe “a monte” perciò è inutile lamentarsi di ciò che vediamo “a valle”.