“Progetto Agata”: La prevenzione del tumore al seno in età giovanile
A 24 anni l’ultima cosa che una giovane donna immagina di sentirsi dire è di essere affetta dal tumore al seno come, purtroppo, è successo all’ideatrice del Progetto Agata (chiamato così in onore dell’omonima Santa, protettrice di questa parte del corpo). Lo spunto arriva nel 2015, durante le sedute di chemioterapia, perché la disinformazione, soprattutto negli ambienti come la scuola, ha favorito la sottovalutazione di evidenti sintomi che hanno portato a prendere sì la malattia in tempo, ma non in tempissimo. Non perdendosi d’animo e parlando con un giovane amico medico si attiva il processo che porterà alla nascita, con la collaborazione di volontari (medici e non), del progetto vero e proprio che ha intenzione di educare le donne, fin dalla giovane età, alla prevenzione del tumore al seno. Si comincia, cosi ad organizzare incontri nelle scuole con ragazze di 18-20 anni, durante i quali le ragazze sono libere di chiedere e domandare, in modo che vengano stimolate e portate a non vergognarsi, combattendo il tabù della malattia e del seno, che sono i principali amici della disinformazione, portando, di frequente, le donne a nascondersi o ad ignorare il problema. Si insegna loro la tecnica dell’autopalpazione e con dei cartelloni illustrativi si mostrano i segni più frequenti con cui la malattia può manifestarsi, contestualmente, si promuove uno stile di vita sano, che aiuta a prevenire non solamente questa patologia. L’argomento viene affrontato con serenità e allegria, perché si vuole, soprattutto, trasmettere il messaggio che non bisogna avere paura della malattia ed anche che tumore non è più sinonimo di morte certa. Si spera che le ragazze che hanno incontrato il progetto e che lo incontreranno poi trasmettano queste informazioni anche a mamme, nonne, sorelle ed amiche, così da poter raggiungere un maggior numero di persone. Per quanto riguarda la parte genetica (5-10% dei casi) è importante, se ci sono stati più episodi in famiglia di tumore al seno od ovarico, dirlo al proprio medico ed eventualmente eseguire un test genetico, poiché sapere di avere una mutazione di questo tipo non da’ la certezza di essere affetti dalla patologia, ma ne aumenta di tanto il rischio. Infatti, il tumore al seno è il più diffuso (anche se sta per essere superato da quello al polmone). E’ la prima causa di morte oncologica nelle donne e ne colpisce una su otto nell’arco della vita. Nonostante sia più frequente dopo i 40 anni, sono purtroppo in aumento i casi di tumore al seno in età giovanile. E’ il tumore che fa più paura alle donne, ma è anche, grazie alla ricerca, tra i più curabili. Se preso in tempo, infatti, (stadio 0 ad esempio) le possibilità di guarigione (a 5 anni) sono pari al 98%. Più la diagnosi è precoce più sono le possibilità di guarigione, ovviamente. Essendo in una parte del corpo esterna e visibile, il tumore al seno può dare dei segni individuabili al tatto o alla vista. Ciò è molto importante perché vuol dire che si hanno gli strumenti per individuare la malattia. I segni più frequenti sono: nodulo al seno, retrazione cutanea o del capezzolo, perdite seriose-ematiche dal capezzolo, mutazioni nella forma del seno, arrossamenti anomali, pelle a buccia di arancia sul seno, ingrossamento dei linfonodi ascellari. Fermo restando che, molti di questi segni, spesso, sono sintomi di qualcos’altro (che può essere anche una patologia meno grave), ma è giusto controllarsi e chiedere sempre ad un medico per escludere ogni perplessità. Gli strumenti che abbiamo per controllare autonomamente il nostro seno sono: l’autopalpazione e l’osservazione; da fare una volta al mese (sotto la doccia, davanti ad uno specchio) preferibilmente tra il settimo ed il quindicesimo giorno del ciclo. Controllare periodicamente il nostro seno ci permette di conoscerlo e dunque avere più possibilità di individuare in tempo qualche mutazione. I fattori di rischio del tumore al seno sono: fumo; eccessivo consumo di alcool; alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali; sedentarietà; obesità; 5-10% dei casi fattori genetici (mutazione dei geni BRCA 1 e 2); fattori ambientali. E’ emerso, infatti, che è un tumore con una maggiore incidenza nei paesi più sviluppati, si può perciò prevenirlo, ma anche combatterlo con una diagnosi precoce, con gli strumenti precedentemente elencati e facendo più attenzione ai nostri stili di vita.
Stupendo articolo sulla prevenzione.
Leggerti è sempre un piacere. Soprattutto su un tema così attuale è così importante. Spero sia solo Il primo articolo di una lunga serie roguardante l informazione scientifica grande labbe
Un articolo che fa riflettere.Molto.
Bellissimo articolo su un tema di fondamentale importanza!! Grande! È vero che puó rischiare di diventare un tema tabù, però mi auguro che tramite iniziative ed articoli di prevenzione,come questo, cambino le cose!!
Sono una tra le otto donne colpite da questa patologia .Ho subito due interventi e sto effettuando un lungo ciclo di
chemio.
Vorrei aggiungere all’articolo così interessante che il cancro essendo subdolo non sempre si manifesta agli esordi.
Io per esempio non avevo nessuno dei sintomi descritti e mi è stato diagnosticato nel corso di una mammografia di routine
Vorrei essere utile dicendo che che la mammografia può salvarci .Basta farla .
Grazie
Donatella