terremoti naturali e terremoti creati, attenzione

21 novembre 2016 di: Fortunata Pace

Ha ragione il Pm Di Matteo a individuare in molti che al referendum votano Sì, ragioni di opportunità legati al timore di indebolire o mandare all’aria l’attuale governo, cui pure ragionevolmente vengono contestate più di un paio di cose. È quel che capita infatti a chi, ben plausibilmente, si preoccupa che in un panorama nazionale, europeo, internazionale quale è quello di oggi, ci si dovesse ritrovare in condizioni molteplici di incertezza o alla ricerca di una guida altra che, neppure alla lontana, chi non è fanatico o personalmente coinvolto, riesce attualmente ad individuare.

E allora in questa Italia trasformata in una arena caotica e nociva, in uno stadio rissoso, violento e accanito dove ha poco spazio un esame onesto, una altrettanta onesta decisione che può democraticamente esser discussa e vagliata, cerchiamo di convincerci che non siamo al crocevia di grandi sciagure costituzionali o di trabocchetti comunque incontrollabili, anche misurandoci con ciò che andava fatto, certamente in modo più chiaro e migliore. E se andava fatto e non si fece e a un tratto il Parlamento mise mano sino ad approvare – salvo referendum- una parziale riforma che isterizza gli italiani, perché mai nulla potrà essere rivisto? Perché, esiste già il risultato di una consultazione popolare? Avremo modo di superare l’empasse, giusto che ciò varrebbe a prescindere dal risultato, che si rimanga imbrigliati come dice Travaglio (che è sempre assai utile ascoltare) e non si possa far nulla per i prossimi vent’anni, appare dubbio. E che da noi vent’anni, “… ventennio” fa un po’ spettro.

Invece il nostro vero spettro è la cecità per cui governanti e cittadini ignorano, o certamente non applicano nel pieno dei loro contenuti i dodici splendidi principi fondamentali di una Costituzione (basti dire il terzo, che da solo metterebbe tutto in linea di equo e complessivo sviluppo) preferendo questo umiliante agone che ci trova in armi, come se rimanere come sempre siamo stati sia necessario per non … sprofondare: est modus in rebus, dicevano i latini.

I terremoti che attraversano l’Italia, li subiamo. Ma crearne anche noi con fatti e parole, non dà libertà a un popolo di esprimersi: piuttosto lo adopera. E persino male.

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