che tempi, signora mia!
In fondo è tutta questione di abitudine, supportata ora da condiscendenza ora da rassegnazione, ma il fatto è che politici vecchi e nuovi, nonché altrettanto rituali politilogi, continueranno a parlarci addosso ore e ore da ogni canale televisivo. Da Tv libere o di Stato, in realtà è sempre stato così, ma dal 4 dicembre abbiamo dovuto fatalmente registrare un colpo di acceleratore che si protrarrà sino allo “scoccar dell’urna”. Senza contare blog e quant’altro si scatena on line, a fronte di deboli difese di chi riesce ad evitare i pericoli della rete.
Davvero è assai pesante. Persino più di come non era difficile prevedere. Lo è, più dei giorni dell’accerchiamento a favore del sì o del no referendario. Almeno là c’erano due ipotesi e l’attesa, ora le ipotesi sono tante, le attese sono molteplici e non ci sono date certe di scadenza. E inoltre sapevamo, più o meno, chi si orientava e perché verso la riforma costituzionale o il suo rifiuto.
Oggi invece le ore di dibattito (ma che pagella d’oro si meritano le mezz’ore della Gruber o dell’Annunziata?) si consumano per ipotizzare se e perché Renzi vuole le elezioni e crede, e sino a che punto, in quelli che conteggia come suoi numeri vincenti e se è davvero ottimista nei confronti di un ricompattamento del partito, che ridia un vero primato al Pd, lo rielegga segretario e gli garantisca la candidatura presidenziale in piena regola.
E se non vogliamo fare sconto alcuno a questo politico giovane, che se da un canto ha sollevato dubbi o perplessità molte cose ha tentato di fare e davvero ci ha messo la faccia, con improntitudine dicono alcuni, con coraggio altri, la verifica andrebbe fatta. Non foss’altro che per quella frase assai più umana che politica, pronunciata a caldo la notte post conta referendaria: «Davvero non credevo che mi odiassero così tanto!»
Infatti non sono rimasti né vinti né vincitori, in una consulta popolare che nulla dà o toglie alle consuete sorti di un paese che va più di pancia che di testa. E che in questo senso continuano a spingerlo quanti ritengono di poterne profittare. E in tal senso pochi rimangono senza peccato.
Sino a marzo o forse a giugno tireremo così, coi nostri mali sempre che, a volerli per un attimo accantonare, ce li elenchino gli onorevoli benevolmente intervistati come se per un verso o l’altro non ne fossero diretti responsabili.
Tra l’altro agli onorevoli, ai sindaci, ai ministri persino ormai rimandati a casa loro per infortunio e non per legittima temporale scadenza, sull’onda lunga e scivolosa di “tutto fa spettacolo” vengono offerte occasioni di dissertare – valgano per tutti Marino o la Fornero, con tanto ossequio del conduttore di turno. Quanto piaccia o no ciò che dicono “questi fantasmi” con le loso postume dissertazioni, non ce lo spiegherà l’applausometro che conforta sempre ogni tesi e il contrario si essa…
Insomma, che sperare: minori chiacchiere, previsioni, vaticini. Piuttosto, qualche concreta speranza prima del dispendio e la fatica di nuove elezioni, spiegata con chiarezza da chi ha come scopo primario quello di sedersi sulle comode e retribuire poltrone parlamentari, mentre per chi ha votato si fa sempre più precaria e sgangherata la modesta sedia si casa sua.