la scrittura a mano nel processo di apprendimento
Si va a scuola per imparare a leggere, scrivere e far di conto. Si legge sempre più velocemente, talvolta sorvolando su concetti e parole, si eseguono le operazioni con la calcolatrice e non si imparano più a memoria le tabelline. Ciò che pensavamo a proposito della scrittura è ancora vero nell’era digitale? Purtroppo la pratica della scrittura manuale va scomparendo: oggi si impara a scrivere non curando più la calligrafia, magari in stampatello, spesso utilizzando solo le lettere maiuscole, oppure usando la tastiera del pc e la stampante. Digitare può essere una alternativa al corsivo rapida ed efficace, ma tanta efficienza può diminuire la nostra capacità di elaborare nuove informazioni.
Secondo gli psicologi e gli esperti di neuroscienze, c’è una correlazione tra mente e scrittura. L’invenzione della scrittura, il valore dei segni, il far passare il significato delle cose che si ascoltano dagli occhi alla mente, ha dato da sempre senso alla lingua parlata. La scrittura a mano attiva tre aree del cervello: il giro fusiforme sinistro, il giro frontale inferiore e la corteccia parietale posteriore. È scientificamente provato che l’attivazione di queste tre aree non avviene se si fa uso della tastiera. Scrivere in stampatello, scrivere in corsivo, digitare, sono azioni diverse associate a schemi cerebrali distinti e separati con prodotti finali diversi.
Anche gli studi sulla disgrafia e sulla dislessia dimostrano che il canale attivato dalle diverse modalità di scrittura non è lo stesso. Solo scrivendo si impara ad imparare perché la scrittura a mano libera facilita la produzione e l’elaborazione di idee. Il processo di scrittura comporta variare e poi decifrare la variabilità delle lettere. Lo sforzo che si fa nello scrivere le lettere attiva automaticamente un circuito neuronale particolare che facilita il processo di apprendimento, pertanto, non basta digitare, occorre riconoscere la simulazione profonda del gesto tramite la simulazione mentale del nostro cervello. La scrittura a mano, con il conseguente processo di riflessione e di manipolazione, porta a una migliore comprensione e codifica di memoria.
Scrivere manualmente “costringe” a concentrarsi su ciò che è veramente importante, imprimendone meglio l’immagine nel cervello. Prendere appunti a mano, fissandoli sulla carta con l’uso della penna, permette di trattenere le informazioni, elaborare e riformulare meglio le idee e i concetti rispetto a quando si usa una tastiera. Provare per credere!
In occasione del XXV anniversario dalla sua fondazione, l’Associazione Calligrafica Italiana – ACI ha organizzato due giornate di incontri sul tema della scrittura a mano in collaborazione con l’Archivio di Stato di Milano. Calligrafi, graphic designer, artisti, storici, professori, autori, ricercatori italiani e internazionali si sono riuniti per delineare lo stato attuale della scrittura a mano, riflettendo su come salvare una pratica fino a ieri alla base della nostra cultura, ma che oggi rischia di scomparire.
Ricordo bene il mio lungo apprendistato alla scrittura fin dai primi anni delle elementari, prima a matita, più facile da cancellare, poi con l’uso della penna: i dettati, l’ortografia, l’uso corretto della punteggiatura. Gli anni del liceo passati a prendere migliaia di appunti ed a sottolineare i libri di testo seguendo schemi e strategie a me propri e che allora rappresentavano quel meccanismo personale, e diverso per ciascun studente, finalizzato ad organizzare mentalmente le materie di studio. Per necessità e piuttosto tardivamente mi sono poi adeguata ai tempi, ai nuovi mezzi di comunicazione, ma cosa rimane oggi della scrittura come tratto distintivo della propria personalità? Un altro avvertimento: oggi la fotografia è stata banalizzata dall’uso pervasivo degli smartphone. Scattiamo foto in continuazione, ma la memoria visiva del nostro cervello conserva molto più a fatica le cose inquadrate solo attraverso un obiettivo. Continuiamo a guardarci attorno, ad osservare le cose, a comunicare con gli altri, a scrivere, ad essere semplicemente… umani. Credo farà bene alla nostra salute.
La cura della calligrafia permetteva di utilizzare una scrittura chiara e leggibile per comunicare. Scrivere con caratteri accurati e precisi era un’arte vera e propria. La dattilografia veniva insegnata solo in scuole tecniche e professionali. Oggi digitiamo in fretta su tastiere virtuali con molti “refusi” che ci perdoniamo vicendevolmente attribuendoli alla velocità nell’operazione di invio di fulminei messaggi. Ricordo ancora il contenuto di lettere ricevute e inviate prima degli anni novanta. Certo, non sono più giovane, la memoria va indietro nel tempo, ma di tutto quello che digito mi rimane ben poco.
Quando correggo i compiti dei miei alunni li riconosco dalla calligrafia. L’uso del tratto scritto e il modo più o meno ordinato di presentare un elaborato contribuiscono a valutarne il percorso logico e la capacità di comunicare per iscritto.
Non sopporto i lavori copia-incolla stampati e presentati come propri in quanto, spesso, sono solo frutto di un lavoro poco personale e poco ragionato del quale rimane ben poco.
Non ho mai avuto una bella grafia, ma mi sono sempre imposta di controllarla per renderla leggibile. Questo fino a quando non ho cominciato ad usare il computer e più tardi il cellulare. Non ho avuto più problemi di far capire quello che scrivevo, ma ho avuto anche la sensazione di aver perso qualcosa, forse l’originalità del tratto che era solo mio, il controllo dello spazio, la visibilità della cancellatura e della rielaborazione, le impronte delle parole sul foglio sottostante e la riproduzione mai perfetta della copia.che era un’impresa che richiedeva molto tempo e molta attenzione. Non voglio sembrare nostalgica, ma la punta della penna o della matita che fa capolino tra il pollice, l’indice e il medio della mia mano è un’immagine che mi
fa sempre tenerezza, forse perché legata al grande miracolo di apprendere l’abilità fondamentale della scrittura quando ero bambina.
Ho la fortuna di essere a stretto contatto con bambini di 1ª e 2ª elementare. Posso dire che a loro piace veramente tanto riempire quaderni di lettere e numeri. Lo fanno tutti, ma sono entusiasti sempre i soliti noti.
Però,
Se facciamo una stessa attività dove invece che scrivere alla lavagna si scrive al computer la partecipazione è dei “soliti noti” + gli scomparsi. Ecco che penso che sia fondamentale stare al passo con i tempi.
Loro,” incelophanati” per i nuovi momenti di vita..Noi, Conservatori…ma conservatori perché è bene conservare o perché abbiamo pura del nuovo?
#AttenzioneAllaVitaInMovimento
Vorrei scrivere a mano gli auguri di buon Natale e felice anno nuovo
come facevo da bambina
e ricevere lettere e cartoline come un tempo
riconoscendo familiari e amici dalla calligrafia.
Ora ricevo messaggi, immagini, frasi fatte, anonime, impersonali
tutte uguali, veloci, frettolose
sincere? vere? non so….
auguri a tutti i lettori di mezzocielo.it