La storia in diretta sui social e il mondo nell’era della post-verità I 12 mesi che sconvolsero Internet dal “Corriere della Sera” del 30.12.16

30 dicembre 2016 di: Beppe Severgnini - Stefania Chiale

2. FACEBOOK, UNA MEDIA COMPANY, qualunque cosa sostenga Mark

I social, Facebook in testa, sono diventati il megafono della «destra alternativa» Usa (Alt-right), del populismo aggressivo e dei disinformatori professionali (attivi anche in Italia, soprattutto alla vigilia del referendum). Le piattaforme possono impedire questo fenomeno? Facebook, in particolare, si è trovato sulla difensiva. Mark Zuckerberg prima ha cercato di prendere la distanze dai contenuti (sui cui peraltro guadagna): «Siamo una tech company, non una media company». Dopo la vittoria di Trump ha dichiarato: «Il 99% dei contenuti su Facebook è autentico». Ma, alla fine, il buon Mark ha dovuto ammetterlo: «Siamo qualcosa di più di un semplice distributore di notizie. Siamo un nuovo tipo di piattaforma per il discorso pubblico. Questo significa che abbiamo anche un nuovo tipo di responsabilità». Su Facebook sarà più facile segnalare una notizia falsa e si aggiungeranno nuove azioni (bloccare/avvisare l’autore, contrassegnare il post). Il controllo sarà affidato all’International Fact-Checking Network (Ifcn). Esseri umani, quindi: non algoritmi.

3. ATTACCHI E RITORSIONI America vs Russia, tanto per cambiare

Tutto comincia in marzo, con la violazione del computer di John Podesta, che dirige lo sforzo elettorale di Hillary Clinton. In luglio Wikileaks pubblica 19mila mail collegate alla candidata democratica: non contengono nulla di compromettente, ma Trump ci costruisce una campagna di insinuazioni. Diciassette agenzie di intelligence Usa puntano il dito contro la Russia. Trump, che apprezza Putin, fa finta di nulla. Obama invece ci crede, accusa Mosca, espelle 35 diplomatici e chiude due agenzie russe in America. L’anno è finito; questa faccenda, no.

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