Referendum: cosa ci mancherà della campagna elettorale da “Il Messaggero.it” del 01.12.16
Indipendentemente dalle intenzioni di voto nel referendum costituzionale di domenica, molti si troveranno d’accordo almeno su una cosa: questa campagna elettorale non ci mancherà. Sono state settimane e mesi di scontro continuo, di violenti attacchi personali, di argomentazioni pretestuose (se non palesemente false) da parte di entrambi gli schieramenti. Qualcuno potrebbe replicare che in fondo non c’è niente di male, funziona così più o meno dappertutto. Se non che, queste non sono elezioni politiche, ma qualcosa di diverso. Si dovrebbe trattare di un’occasione in cui, come prevede la stessa Costituzione, la parola torna al popolo quando i partiti non sono stati in grado di trovare tra loro un’intesa sufficientemente piena e consolidata.
Ecco, probabilmente la cosa più grave è proprio questa: il corpo elettorale è stato privato del diritto, costituzionalmente garantito, di pronunciarsi sul merito di una riforma costituzionale (per quanto molto complessa), perché da una parte e dall’altra la consultazione è stata pesantemente caricata di altri significati. Alla fine molti cittadini si troveranno ad esprimere il proprio sì o il proprio no per motivazioni diverse, estranee ai contenuti della legge. Ed anche per questo, dopo, sarà comunque difficilissimo rimettere insieme i pezzi.
Eppure, qualcosa da rimpiangere forse c’è: quegli spazi di discussione che si sono creati in tanti dibattiti sul territorio, certo non del tutto al riparo dal clima generale, ma spesso sviluppati in una logica diversa, più autonoma. Persone che hanno deciso di usare un pomeriggio o una serata per discutere di bicameralismo e di competenze concorrenti, che hanno avuto la pazienza di documentarsi e di entrare nei dettagli di un testo oggettivamente non semplice. Insomma che hanno preso sul serio il proprio ruolo di cittadini. Ce ne sarebbe ancora bisogno.