Se un figlio vale meno di una slot machine da “Il Fatto Quotidiano” del 09.01.17

9 gennaio 2017 di: Sergio Rizzo

La storia più triste di questo inizio 2017 è accaduta a Ostia, dove nella notte un bambino di tre anni è stato abbandonato in un’auto congelata dal padre, che stava incollato a una slot machine dentro una sala giochi ben riscaldata. Il piccolo è stato salvato dai carabinieri che hanno provveduto anche ad arrestare il genitore. Ma è la dimostrazione dei clamorosi danni sociali che continua a generare il gioco d’azzardo, senza che lo stato voglia prenderne coscienza. Di fronte al milione di ludopatici e alle famiglie rovinate si preferisce nascondere la testa sotto la sabbia.

Lo Stato non rinuncia alle entrate: 9 miliardi di euro. Credendo di lavarsi la coscienza con dichiarazioni di guerra mai così vacue. Da quando il governo, un anno fa, avrebbe deciso di ridurre il numero delle slot machine il fatturato del gioco d’azzardo, dice L’Avvenire, è schizzato da 88 a 95 miliardi. E un recente studio del Cnr ha dimostrato che il virus si sta rapidamente propagando ai minorenni. Per non parlare dell’impatto sulla vita urbana: dove un tempo c’era un cinema oggi al suo posto c’è quasi sempre una sala giochi piena di volti patibolari. Le lobby del gioco d’azzardo sono potentissime e lo stato, che si è consegnato completamente a loro, non vuole rinunciare alle (magre) entrate: 9 miliardi su 95 milioni, nemmeno il 10 per cento. Senza però chiedersi quanto costa riparare ai danni immensi che la piaga produce nella società. Avendo per giunta abdicato, quel che è più grave, al proprio ruolo fondamentale. Cioè, la difesa dei cittadini.

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