i nostri dilemmi e le paure

26 aprile 2017 di: Fortunata Pace

Essere o non essere? Rispetto a una realtà che si fa di giorno in giorno più incalzante e minacciosa, foriera di una nuova pagina di storiche barbarie, noi, che certamente non abbiamo contribuito al suo ritorno, chi siamo, dove siamo?

Trump, Pyongyang, Erdogan, Marine Le Pen, Putin, Abdel Fatah, Putin, Salvini, i grillini e l’Europa che perde pezzi senza poterne sostituire di migliori. Un mare di elezioni ovunque e grossi brividi dappertutto. Frattanto i terroristi agiscono e la gente muore qua e là solo perché qualcuno ti travolge, ti da fuoco, ti spara. Chi è? Ti danno spiegazioni plausibili ma non certe, non verificabili perché se qualcuno si chiede “ma dietro la sigla Isis chi si nasconde, chi c’è realmente”, forse caso strano muori prima di aver finito la tua indagine. Così, se vuoi chiederti pure se attorno a chi davvero fugge da guerre, persecuzioni, ingiustizie, si nascondano non solo brutali businessmen ma anche disumane strategie di una politica che non considera gli esseri umani se non numeri da cancellare, ci ripensi e taci.

La rassegnazione, i barbari la mettono in conto, viceversa sanno bene come fare nei confronti di ribellioni ed ostacoli e al potere arrivano con la forza se hanno il nucleare, o con la piazza dove ti radunano per gridare che sono i migliori e che ti salveranno.

A proposito, i 5S già col governo in tasca (mano sulla coscienza o hanno fatto tesoro del consiglio del giornalista Franco che suggeriva a Di Maio di studiare, prima di sedersi ai vertici) hanno incaricato il noto sociologo Di Masi di stilare un programma-quadro sul lavoro per affrontare la spinosa questione dal giusto verso, ci par di capire. A breve sapremo, le trecento pagine Grillo le ha lette, col prof con cui per oltre tre ore ha discusso. Attendiamo. Però quanto mi piacerebbe che i grillini fossero Godot!

Comunque se hanno la benedizione della Conferenza episcopale, quella di autorevoli giornalisti di giornali e Tv, se un gran mucchio si gente fa il tipo per loro anche se la loro palla va fuori porta, l’ultima possibilità di esser democratici che ci resta è prenderne atto. Ma con gli occhi aperti, con una, a tuttora incontenibile, paura.

 

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