Alfredino e la diretta tv dei record: ecco perché la tragedia di Vermicino fu una grande sconfitta nazionale dal “Corriere della Sera” del 13.06.17 di Aldo Grasso
….Tutto era cominciato nella routine. Un pulmino si dirige sul posto per una diretta nei tg delle 13: il collegamento è previsto non in apertura ma nella cronaca. Poi una telefonata dei Vigili del fuoco avverte Ugo Zatterin (direttore Tg2) ed Emilio Fede (direttore Tg1) che il salvataggio è questione di minuti. Zatterin chiede di interrompere la programmazione di rete, anche il direttore generale Willy De Luca si dice d’accordo. I collegamenti si aprono con la notizia che è già stato allertato l’ospedale San Giovanni per l’arrivo di Alfredino. Poi s’intuisce che qualcosa non va, ma ormai la macchina dei media viaggia sulla strada del non ritorno. Intanto Vermicino si trasforma in una fiera paesana, in un monumento all’improvvisazione e alla disorganizzazione…
Era giusto, non era giusto trasmettere quella terribile agonia dal pozzo della morte? Era giusto, non era giusto puntare la telecamera su un bambino che stava sprofondando in un buco nero dove, di lì a poco, sarebbero sprofondate, con la pietà e la vergogna per il ragazzino, tutte le nostre concezioni sulla tv, sul rapporto fra informazione e spettacolo, sui conflitti fra vita e morte? In questi anni è stato più volte ripetuto che per sentirsi vivi bisogna apparire in tv, frequentare le plaghe della visibilità. Eppure, tutti questi discorsi sono cominciati con una morte, una lunga, interminabile morte in diretta: la tv voleva rendere memorabile il suo agire, a qualunque prezzo.
Ormai il catalogo delle atrocità è così sterminato che le domande legittime rattrappiscono sul nascere. Eppure con Vermicino l’Italia ha conquistato il triste primato di essere stata la prima tv del mondo a non controllare più la messa in onda ma a farsi condizionare dall’evento. Se non partiamo dall’idea che Vermicino è stata una grande sconfitta nazionale, non riusciremo mai a capire la portata di quella tragedia. È stata una sconfitta del Servizio Pubblico, dell’Autorità (Sandro Pertini bivaccò per ore sull’orlo del pozzo, con codazzo al seguito), dei Soccorsi e della loro impreparazione (la Protezione civile inizierà a prendere corpo l’anno successivo) e, di riflesso, di noi Spettatori. Da allora le immagini non sono più un’illustrazione della realtà ma una parte di essa, quasi un capovolgimento della realtà stessa, per trasformare questa in ombra.