il difficile mestiere di genitore

23 giugno 2017 di: Daria D’Angelo

Sempre più difficile, oggi, essere genitori. Vediamo madri e padri innamorati dei propri figli, li adorano tanto da dimenticare il compito più difficile, quello di educarli, che significa rimproverarli quando si deve, rifiutarsi di esaudire ogni loro capriccio. Si ritrovano, spesso, impotenti davanti alle loro piccole tirannie, inermi per i sensi di colpa dovuti alle loro lunghe assenze per lavoro, non sanno dire no ai loro desideri perennemente insoddisfatti. Annaspano fra la voglia di crescerli in modo che si sentano a loro agio con i propri coetanei e il tentativo di sviluppare in loro anche dei sani principi. Non vorrebbero vederli completamente omologati, ma non vorrebbero nemmeno che si sentissero frustrati e diversi dai coetanei. Il meccanismo è diventato infernale: ogni telefonino è subito un modello superato, ogni videogioco ha un modello successivo.

Eppure, trovo molto interessante come la psicologa Laura Turuani, sdrammatizzando questa visione, sostenga che: «Durante l’adolescenza piccole dosi di omologazione aiutano: quel certo jeans, quella maglietta, danno sicurezza, fanno sentire inclusi e accettati». Anche i videogiochi, con i loro livelli di difficoltà progressiva non vanno necessariamente demonizzati. Tutto sommato, infatti, il passaggio da una famiglia rigidamente basata sulle regole a una famiglia più permissiva, ovvero dalla figura arcigna del padre-padrone al nuovo padre-peluche, può essere considerato, per molti aspetti, un fatto positivo.

Si è finalmente messa in soffitta la cinghia, l’idea di dover crescere dei bravi bambini, dei bambini “normati”, un aspetto che aveva visto intollerabili eccessi ed era stato, giustamente, condannato nel passato. Non è più il tempo dell’eccessivo rigore, causa di traumi, anche se si è diventati vittime di un ideale di benessere e felicità irraggiungibile, in cui la società dei consumi detta legge. Forse, però, non sono i nostri figli a non sopportare la frustrazione, forse sono proprio gli adulti incapaci di tollerare il dolore, la rabbia, la noia dei bambini, incapaci di pensare che un cattivo voto e il dispiacere servano a rinforzare i figli, la noia è normale nel tempo di ogni bimbo e magari diventa fonte di fantasia, di creatività. Siamo noi adulti a essere convinti che la felicità possa essere raggiunta eliminando il dolore, e che impegnare il tempo ed eliminare gli ostacoli equivalga a superarli.

 

2 commenti su questo articolo:

  1. Marta scrive:

    Sai quando ti accorgi di non aver saputo fare il genitore? Quando un giorno per un rifiuto alla ennesima richiesta di tuo figlio ricevi in cambio improperi e insulti inaspettati.Ti vengono le lacrime agli occhi. Ogni parola che dici è di troppo, ogni risposta che ricevi ti colpisce a fondo.Ti accorgi di aver detto di sìal posto di no troppe volte e che è troppo tardi per recuperare un rapporto squilibrato…..

  2. Daria scrive:

    Cara Marta, di errori se ne fanno tanti, ma nel rapporto madre figlio credo si sia sempre in tempo per recuperare un accordo. Grazie

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