cronachette vacanziere
Mi sento un poco in colpa, retaggio del “rigoroso calvinismo” in cui fu incasellata la mia sventata giovinezza, per essermi ritirata nell’amato orticello isolano dal quale – suppongo sia questo l’oggetto del disagio – appaiono sbiaditi, comunque fuori dalla mia portata, gli affanni grandi e minuti che affliggono l’umanità. Leggo i giornali, le comunicazioni mi arrivano su tutti i mezzi tecnologici di cui mi sono dotata, ho persino la tv (che uso per ascoltare la radio, vedi la perversione), sono quindi informata e a mio modo partecipe in quanto commento, invio whatsapp e mi intrufolo nelle chat, ricevo e spedisco news e photo, non sono tagliata fuori.
Ma è la prospettiva che è diversa: mi trovo a dover fronteggiare questioni di piccolo cabotaggio del tipo combattere l’invasione delle formiche, zittire l’esercito di cicale che frinisce ininterrottamente fino al calar del sole, indovinare i giorni giusti della raccolta differenziata, far riparare i guasti trovati nella casa per mesi disabitata, guidare fino al paese per la spesa non avendone affatto voglia, guardare la distesa blu del mare per scegliere quando raggiungerlo, e intanto decidere se leggere uno dei tanti libri che mi sono portata, se scorrere le mail e scaricare quelle per il sito, quando aggiornare il sito e scrivere un’articolessa, un post, un pensiero sul calepino, se disegnare o dipingere un acquarello, se fare o non fare qualcosa perché la calura è tanta e finché non abbaca è più opportuno darsi alla contemplazione.
E intanto il mondo, oltre questi miei brevi confini, brucia in senso letterale e metaforico, gli sbarchi di disperati gli accordi politici le prove di forza nucleare la desertificazione gli incendi mafiosi devastanti i populismi i femminicidi le violenze le distruzioni i fanatismi gli attentati gli incidenti la sinistra sparpagliata …
Per ciò, quello che chiamo “vacanza” è il lato positivo della vita, le belle iniziative che esaltano le arti e gli artisti o le scienze e gli scienziati, insomma quelle attività e quelle persone che lavorano per rendere il mondo migliore e far progredire quelle categorie, Bene Bellezza Armonia e via sdilinquendo, che si contrappongono allo straripare di Male Bruttezza Follia.
Quindi non il divertimento per il divertimento, ma l’accrescimento culturale e persino spirituale se occorre, cose che lascino tracce persino in clima vacanziero.
A Ustica, ad esempio, opera un Centro studi che pubblica libri e un semestrale di Storia, Cultura e Società, che organizza incontri, concerti e mostre e ne sta allestendo una sulla evoluzione del vetro dall’ossidiana delle isole vulcaniche al vetro artistico, con bei reperti prestati dagli abitanti in veste di collezionisti “a loro insaputa” e tavole didattiche sul ciclo della lavorazione fino allo smaltimento, ideata dalla presidente Mariella Barraco.
Il Villaggio Punta Spalmatore si è trasformato in Villaggio Letterario predisponendo, con un comitato di ideatori presieduto dalla direttrice Anna Russolillo, un fitto calendario di eventi che spaziano dalle serate astronomiche al buon cabaret, dagli incontri a tema ai concerti, all’archeologia alla danza, ospitando nel frattempo nove bravi artisti “in residenza” che si lasceranno suggestionare dal paesaggio insulare e, in un clima di sublimazione del rapporto natura-cultura, uno strepitoso festival di musica classica ideato e organizzato dal bravissimo pianista Alberto Chines.
E infine c’è il Red, uno spazio attrezzato in riva al mare in cui l’aperitivo è occasione per godere dei talenti musicali che si danno il cambio al tramonto, una bella sintesi di “paesaggio culturale” come ancora è possibile trovare nelle piccole e poco addomesticate isole minori.
A Levanzo andrò tra qualche giorno per seguire il laboratorio di acquarello sul tema Disegnare il vento tenuto da Anna Cottone, all’interno del Community Fest di cinema, teatro, letteratura e pittura organizzato in autonomia da Giuseppe Marsala, altro intreccio natura-cultura che produce materia per fare, pensare, riflettere, godendosi le meritate ferie. Il mondo brucia, ma come contrastarlo se non con la cultura?