Mac(ca)ron dal “Corriere della Sera” del 28.07.17 di M.Gramellini
Il mio eroe nazionale ha un cappello da cuoco come elmo e un grembiule di cucina per corazza. Si chiama Maurizio Landi ed è stato licenziato da un ristorante francese perché si rifiutava di servire la pasta scotta. Quegli originaloni hanno il vezzo di tagliare la pastasciutta con il coltello e perciò pretendono di trattarla come se fosse la nostra classe dirigente: moscia e senza carattere. Si ostinano a stravolgerci l’identità. Pensate — e il solo scriverlo suscita un moto di disgusto — che ordinavano gli spaghetti al ragù. Ma il Landi fieramente si opponeva, trasformando i fornelli in barricate: con il ragù ci vogliono le tagliatelle, non gli spaghetti. Allora gli infingardi aspettavano il suo giorno di riposo per estrarre proditoriamente dal frigo il ragù e spalmarlo sui loro insulsi vermicelli di colla.
Sono fatti così. Vogliono francesizzare tutto, mica solo lo spaghetto. Prendete il Macron. Si è insediato con l’Inno alla Gioia, ma ci è bastato poco per capire che la gioia era soltanto la sua. Al confronto Renzi ha l’ego di un moscerino e Sarkozy quello di una carmelitana scalza. Con i migranti bisogna fare a modo suo, e così nei cantieri, che maccaronizza a giorni alterni come le targhe. E noi buoni, pazienti e gentili, a volte persino troppo: gentiloni. Sguainando il suo mestolo, il prode Landi indica la rotta: rivendicare la qualità delle ricette italiane. Senza permettergli di francesizzare, dopo il ragù, anche le coste libiche e le nostre ultime aziende al dente.