qui London, in giro per la Nomadic Community Garden
Sicuramente molti turisti conoscono il vivace mercato londinese di Brick Lane e i coloratissimi graffiti che contraddistinguono l’area, un tempo espressione di una società marginale multi-etnica e ora forte richiamo modaiolo, ma non tutti forse, addentrandosi nelle strade interne dell’immenso “museo del cibo all’aperto”, si sono imbattuti nella Nomadic Community Garden, una cooperativa dove artisti di strada di tutto il mondo lasciano le loro creazioni postmoderne a beneficio di visitatori e ortovivaisti/e che coltivano i propri prodotti in minuscoli recinti.
Le donne musulmane occupate ad innaffiare piselli e zucchine, che dichiarano di non saper parlare inglese, non sembrano minimamente disturbate dai grandi murali che le sovrastano, né dalla presenza di qualche giovane dalla pelle nera ricoperta da tatuaggi occupato a dipingere un altro pannello della Nuova Alambra. Forse si sentono rassicurate dalla attiva gestione della bionda imprenditrice che ha preso in affitto l’area qualche anno fa. Anche lei non vuole essere fotografata, ma è molto orgogliosa del suo “caffè ambulante”, dove si organizzano anche corsi di yoga, cucina ed eventi musicali, regolarmente pubblicizzati su Facebook.
Questa realtà variopinta a prima vista potrebbe far pensare agli esperimenti sociali dei figli dei fiori, ma né al “roving cafè” né negli atelier della comunità si vendono incensi e collanine. Nel caffè si possono invece degustare dolcetti, cappuccino e “bollicine” assortite e il ritorno alla natura non disdegna l’uso delle tecnologie moderne.
Questa esperienza durerà fino a quando la zona non verrà destinata ad altri scopi e dopo il “piaggio” e i suoi amici nomadi dovranno trovare un’altra sede: uno dei tanti equilibri instabili di Londra, dove il globale si inscrive anche in un quadrato.
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