la lunga estate bruciata
“La lunga estate calda” è un bel film hollywoodiano degli anni ‘50, tratto da racconti di Faulkner, in cui Paul Newman, affascinante vagabondo, viene accusato ingiustamente di essere un piromane; poi la verità, ovviamente, trionfa e non manca il lieto fine.
Nessun lieto fine, invece, per i boschi siciliani, o quel che ne resta, bruciati da piromani non immaginari. E veramente, in questa interminabile, afosa e faticosa estate, non si sa cosa sia peggio, cosa faccia più orrore: se la misera venalità di quei vigili del fuoco ausiliari che appiccano il fuoco per incrementare la paga, l’ottusa stupidità dei sedicenti agricoltori che bruciano le stoppie con lo scirocco, o l’idiozia maligna di quelli (incredibilmente, i più numerosi) che accendono roghi per gioco, per il piacere di farlo.
Pensandoci bene, è l’idiozia crudele, il gesto irrazionale ma premeditato, che mi fa più paura. Non meno spaventosa, però, è l’insipienza di coloro che a vari livelli (massimamente ai più alti) dovrebbero, e non sanno o non vogliono, considerare una priorità l’applicazione degli accordi con le misure atte a limitare, almeno, la devastazione che il cambiamento climatico tanto negato sta causando: e particolarmente nella nostra isola, dove dell’ultima pioggia si è persa la memoria. Tra raccolti perduti e vendemmie anticipate ad agosto, tutti ci lamentiamo del caldo cercando di non pensare (perché, lo sappiamo) che questo è solo l’inizio.
Pensiamoci, invece: ce n’è abbastanza per acquisire consapevolezza dei rischi ed attivarsi, non solo per partecipare a manifestazioni come quella contro gli incendi promossa allo Zingaro da Legambiente Sicilia, ma anche per ridurre, attraverso semplici gesti, gli sprechi quotidiani.
Secondo Carlo M. Cipolla, che ha dedicato uno splendido trattato al tema, lo stupido è chi procura un danno al prossimo senza trarne beneficio per sé o addirittura ricavandone egli stesso un danno. Ed è molto più pericoloso del malvagio, perché il malvagio è prevedibile mentre lo stupido no.
Sia ai “piani alti” che tra la gente normale scarseggia il senso del bene comune, ma mentre nel caso dei governanti ci può essere malvagità, ovvero convenienza nel dirottare le risorse per sé o per le proprie clientele, nel caso dei comuni cittadini, disinteressarsi del bene comune, del controllo dell’attivitò dei governanti, o addirittura danneggiare volontariamente il bene comune, rientra pienamente nel caso della stupidità. E purtroppo è una stupidità che, in questo come in tanti altri casi, ci costerà carissima.
Hai ragione a citare il saggio di Cipolla, è illuminante sulla stupidità come fenomeno sociale … che si va diffondendo sempre più, con i social che fanno da cassa di risonanza “fantasiosa”, grazie del bel commento.