vietato fermarsi

21 ottobre 2017 di: Ornella Papitto

“La stella di Davide”, un simbolo visibile perché sarebbe stato impossibile distinguere la differenza tra un bambino ebreo ed uno non ebreo, tra una ragazza ebrea e una non ebrea. Scelsero una “stella” per marchiare, per stigmatizzare una differenza religiosa. Per poi stigmatizzare milioni di ebrei e ancora omosessuali, malati mentali, persone con protesi, zingari, prigionieri…

Nell’azione dello stigmatizzare è già compreso, gratis, il martirio dell’altra persona; di quella considerata “diversa” dalla norma che in quel momento detta i paramentri della normalità, i parametri della maggioranza. Non entro nel merito del cannibalismo, comportamento ritenuto consono da alcune tribù, ma lo stigma è cannibalismo perché distrugge l’altro con le nostre convinzioni. Lo consegna alla solitudine, all’insicurezza, alla paura dell’annientamento. E’ prepotente violenza.

Ci sono differenze vibili e udibili che vengono confuse con la diversità: colore, lingua, povertà. Uno sceicco non subirà mai lo stigma, anzi ci si inginocchia. Lo stesso per un banchiere ebreo. Uno zingaro ricco non lo subirà. Un tiranno, anche nero di pelle, non lo subirà. Lo stigma non colpisce mai i potenti che lo usano per difendere i propri interessi, le proprie sicurezze e le proprie certezze.

A osservare bene però è un comportamento abbastanza diffuso. Ognuno di noi si sente minacciato dalle differenze di religione, di colore, di lingua, di educazione, di cultura, di salute e accade che, appena ne notiamo una, ci mettiamo sulla difensiva, in apprensione con l’unico obiettivo di salvaguardare noi stessi dalla minaccia della differenza e la deformiamo in “diversità”: quindi una donna africana, musulmana, omosessuale immediatamente viene deformata in una “diversa” da una donna che sia europea, cattolica, eterosessuale. E’ un abominio, finalizzato solo a mettere in sicurezza le proprie certezze e proprio quell’azione di allontanare da sé chi è portatrice o portatore di una differenza, paradossalmente, destabilizza chi agisce in quella direzione, ma non ne è consapevole a sufficienza, altrimenti smetterebbe di usare lo stigma della “diversità” come uno scudo e una lancia per umiliare, per mortificare, per allontanare l’altra persona da sé.

Il rispetto delle differenze è fondamentale per il buon vivere civile e ribadisco che l’unica diversità è quella strutturale: maschio o femmnina. Tutto il resto è differenza, magnifiche differenze, con le quali confrontarsi e con le quali convivere pacificamente e rispettosamente. L’intransigenza va applicata non contro le differenze o la diversità tra uomo e donna ma contro ogni forma di prepotenza che genera la violenza, azioni criminali.  Ancora troppe persone subiscono soprusi inauditi e lì, proprio lì, dobbiamo soffermarci per tentare di depotenziare la prepotenza e sradicare la violenza, purtroppo ancora ampiamente diffuse anche tra noi occidentali che tanto abbiamo lottato per il riconoscimento dei Diritti Umani.

 

Commenta questo articolo:







*
AdvertisementAdvertisementAdvertisementAdvertisement