equilibrio impossibile, un film di Marra

7 novembre 2017 di:  Daria D’Angelo

Nel film di Vincenzo Marra “L’equilibrio”, Don Antonio, prete amatissimo dai fedeli, promosso per la sua capacità di trascinare le folle, dà immediatamente un consiglio a Don Giuseppe, arrivato per sostituirlo: «Tu sai che qua la situazione è complicata, quindi mantieni l’equilibrio».

Don Giuseppe, incapace di chiudere gli occhi davanti alle ingiustizie che gli si presentano ogni giorno, cerca di seguire la sua missione senza farsi influenzare da fattori esterni. A causa della sua rettitudine, però, finirà per inimicarsi la criminalità organizzata, con cui non vuole scendere a compromessi, ma anche i fedeli, che rischiano la propria incolumità per amore d’ideali astratti e lontani dalle loro miserie quotidiane.

Tra la diossina che cade dal cielo, i rifiuti tossici che avvelenano la terra, le gang camorristiche che dominano il territorio, scorrono indifferenza, passività, la rassegnata consapevolezza di non poter rivoluzionare lo status quo. Perché lo status quo è un equilibrio che non si può, “non si deve” rompere.

L’equilibrio è ancorarsi a regole non scritte, cercando di mantenere i privilegi di pochi a discapito della grande maggioranza. Esistono uomini rivoluzionari che vorrebbero sconvolgerlo, ma a volte, il loro operato oltre a mettere a repentaglio la propria vita, sembra che, per quanto possa sembrare impossibile, arrechi più male che bene.

È un monito gattopardiano, quello che nel film arriva dalle istituzioni e dai vertici della Chiesa, bisogna riuscire ad immergersi nelle realtà più complesse, senza sovvertire lo stato delle cose.
Tutto cambia perché non cambi nulla, insomma.

E la tragedia è che si deve sopravvivere in una società destrutturata in cui si muore sparati per aver disatteso i propri compiti, si muore in un letto di ospedale nella più totale indifferenza, si muore ogni giorno, in ogni momento, in un mondo che sembra aver trovato un suo equilibrio costruendolo sopruso dopo sopruso. Il bene non può più sconfiggere il male, ce lo dice proprio la Chiesa, e forse non solo nel film.

Sì, è possibile uscire dall’immobilismo, cercare di fare qualcosa, provare a far capire agli altri che un mondo diverso è possibile, ma una conclusione felice è diventata troppo lontana in un mondo in cui lo squilibrio del male ha capovolto i valori rendendo impervio ogni tentativo di aspirare al senso delle cose e ritrovare la retta via.

 

                                                                                                 

 

 

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