Finito l’individualismo? Si chiede di essere «guidati» dal “Corriere della Sera” del 25.11.17 di Mauro Magatti
«Finalmente puoi lasciarti guidare». Recita così la nuova pubblicità di una nota marca automobilistica che campeggia in questi giorni per le strade delle nostre città. Sempre attentissimo a trovare il punto di contatto più efficace tra i prodotti da commercializzare e i sommovimenti profondi che attraversano la società, il linguaggio pubblicitario è spesso capace di cogliere con millimetrica precisione lo spirito del tempo….
…La società è diventata un intrico misterioso e fuori controllo. Crisi, crisi, crisi. Possibile che non funzioni mai niente? Così si vagheggia un deus ex machina che ci porti fuori dai guai che non sappiamo più come risolvere. Creando le premesse ideali per l’innesco di quella dinamica «carismatica» di cui parlava Weber un secolo fa: in un mondo che, prigioniero della propria logica strumentale, non riesce più ad affrontare i propri problemi, la soluzione non è più cercata nel catalogo delle vie razionali ma in un leader a cui affidarsi….
..Ci sono molti segnali da non sottovalutare in quello che sta accadendo. Dopo una lunga stagione di liberazione e individualizzazione, il vento è cambiato. La domanda latente oggi è quella così efficacemente espressa dalla pubblicità citata in apertura: si chiede l’intervento di qualcuno/qualcosa che sia capace di rimettere insieme i cocci, di fissare dei limiti, di fare un po‘ di ordine. Non solo di indicarci la strada (il Gps) ma di portarci diretta-mente a destinazione. Insomma, si chiede di essere guidati, secondo il codice implicito nell’ambiente tecnologico che sta prendendo sempre più chiaramente forma. Non si tratta di negare la domanda, ma di saper cercare risposte capaci di guardare avanti, coniugando libertà e socialità in un modo più avanzato. Altrimenti ad affermarsi saranno quelle che Bauman nel suo ultimo libro-testamento ha chiamato «retrotopie»: in un’epoca in cui si presenta sempre più incerto e minaccioso, il futuro tende a rovesciarsi nella nostalgia manipolabile di un impossibile ritorno a un passato fatto di noi e di loro, di ordine e di sicurezza, se non addirittura di pulizia e di violenza.