spreco alimentare, che pena

9 novembre 2017 di: Carlotta Bertini

Non capisco. E quando non capisco mi arrabbio. Un po’ con me – sei una capra, non ti informi abbastanza – un po’ col mondo che non spiega, non dice, non è esaustivo. Mai. Poi penso, se non lo è, sotto c’è un danno. Le antenne della realtà si alzano.

Spesa al supermercato più blasonato d’Italia. Ci trovi di tutto, dal minimo del gusto al sopraffino. Al banco dei salumi sono cortesi e molto professionali, chiedo e in attesa del pacchettino penso: a chi andrà questo ben di Dio alla chiusura. Molto si conserva, molto no. Oso buttarla lì, al banco sono in due davanti a me, uno riordina uno affetta.

Chi rifornite con i resti di cibo alla chiusura? Risposta: nessuno, buttiamo tutto. Resto in silenzio, attonita. Mi scappa un ah! accusatorio. Uno dei due salumai se ne va, Il mio acquisto è confezionato.

Signora noi buttiamo tutto ogni sera, un quintale di pane oltre al resto, ogni sera alle 21, quando chiudiamo. Prego? Faccio io da tonta. Sì, la regola da noi esige che il cliente che arriva alle 8,49 deve trovare ogni tipo di pane sia prodotto e venduto. Noi ci vergogniamo di quanto accade dopo.

Quindi riprendo io, nessuna associazione ritira cibo ogni sera? Solo una piccola, ritira frutta e verdura. E il resto? Tutto il resto si butta. Penso, esisterà qualche impedimento di legge o a nessuna opera caritatevole interessa il cibo gratis? Non lo so, al momento non lo so.

Comunque sono arrabbiatissima con me, che non muovo un dito, con il sistema, con le associazione benefiche. Con tutti. Non appartengo a questa vergogna. Cosa posso fare?

 

 

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