cronache d’Arte da Parigi
Una pioniera, una delle figure più importanti del XX secolo, prima donna titolare di una cattedra alla Sorbona e vincitrice di ben due premi Nobel (ma i geni non dovevano mancare in famiglia, perché anche la figlia Irene ne conquistò uno): a 150 anni dalla nascita, il Pantheon parigino celebra Marie Curie con una mostra che si chiude il 4 marzo. Una esposizione che pare inghiottita dall’immenso Pantheon, con pochi reperti, molte fotografie e gigantografie in bianco e nero, un piccolo televisore dove passano spezzoni di film: i visitatori sembrano più attratti dal pendolo di Foucault che oscilla al centro della cupola, che da questa donna straordinaria. In un mondo dominato dagli uomini, nel 1919 sulla prima pagina della rivista Les Hommes du jour c’è lei, “Madame Pierre Curie”. Emozionano le due uniche foto a colori della scienziata, il diploma svedese del Nobel, il video girato nel suo laboratorio. Indomita sempre, eroina della prima guerra quando inventa un veicolo equipaggiato con una macchina portatile per raggi X.
Il museo della Monnaie, l’antica Zecca di Parigi di fronte all’Île de la Cité e a Pont Neuf, è dal 2001 anche spazio espositivo e ospita sino al 28 gennaio 2018 questa mostra su artiste e spazio domestico. La casa, a lungo sentita come prigione o rifugio viene rivissuta esplorandone la complessità e interrogandosi sugli stereotipi, magari per frantumarli: lo spazio privato diventa uno spazio pubblico, come se fosse il corpo stesso della donna a diventare architettura. La mostra racconta certo il malessere di chi è confinata in casa ma dove può trovare rifugio in una stanza tutta per sé. La citazione è d’obbligo e infatti si comincia con il 1929 e con Virginia Woolf, punto di partenza della esposizione che si racconta per temi, sino a lavori recenti e passando per i fatidici e ribelli anni ‘70. 8 sezioni e 40 artiste da 4 continenti e di generazioni diverse, note e meno note: l’idea della esposizione parigina, che sarà poi da marzo al National Museum of Women in Arts di Washington, nasce dalla constatazione di Camille Morineau, curatrice del museo, che al centro del lavoro di due artiste famose come Bourgeois e de Saint Phalle ci sia proprio la Woman-house. «La mostra vuole essere in un certo senso un gesto politico – dice la curatrice in un’intervista alla Televisione francese – purtroppo credo ci sia ancora bisogno di farlo. Tuttavia non c’è nulla di “femminile”, tra loro queste artiste non hanno nulla in comune, se non l’ironia, un’arma efficace in un mondo difficile».
(In copertina, Niki De Saint Phalle, Nana Maison 1987; nella pagina: foto della mostra dedicata a Marie Curie; Louise Bourgeois, Woman House)