parlando ancora di Archivia
Già dalla fine di novembre, le socie di questo nuovo gruppo chiamato Archivia ci avevano promesso che dopo la presentazione sarebbero state più dettagliate e chiare nella spiegazione. Ed ecco, infatti, l’intervento chiarificatore della sociologa Donatella Barazzetti.
Perché la mia adesione ad Archivia? Credo che questa scelta abbia a che fare molto da vicino con il problema della “finitezza della vita”. Si dice (in qualche contesto culturale che non ricordo) che nessuno muore finché esiste qualcuno che direttamente o indirettamente si ricorda di lui/le… Un pensiero profondo e importante che consegna alla memoria e al ricordo una promessa di continuità, una possibilità di rispondere appunto alla finitezza della condizione umana. Pensiamo a quanta importanza ha avuto e spesso ancora ha mettere ai figli i nomi dei nonni o di altri figli e persone care morte… Nominare, un atto che, almeno per un momento, sottrae all’oblio chi non c’è più. E questo ci consegna alla responsabilità del ricordare, alla memoria come assunzione di responsabilità. Archivia si pone cosi come un piccolo argine, una piccola diga posta di traverso allo scorrere verso l’oblio. E lo fa in un modo originalissimo, da cui nasce, io credo, la sua forza di attrazione. Chi aderisce ad Archivia, infatti, non solo raccoglie documenti e materiali, ma è chiamata a scrivere di altre attraverso di sé. A scrivere di soggetti – singoli o movimenti ed esperienze di lotta – a cui ci legano “affinità elettive” (esperienze e sentire comuni, legami profondi), accompagnando così, con il proprio sguardo, la raccolta dei documenti.
Ma Archivia racchiude nel proprio metodo di lavoro anche un altro importantissimo elemento. La gratuità. Che non ha nulla a che fare con il volontariato. Ha a che fare con la possibilità di sottrarsi alla pressione che il mondo in cui viviamo esercita su di noi, caricando ogni nostro atto di una valenza utilitarista… La gratuità come premessa e promessa di libertà. Potremmo indicare dunque come parole-chiave, attraverso cui cogliere in parte il senso di Archivia, la responsabilità della memoria, la gratitudine verso quelle figure di donne, quei movimenti, quelle lotte che con la loro presenza hanno contribuito a trasformare il mondo regalandoci nuove possibilità, la restituzione che alla gratitudine risponde con l’impegno a sottrarre le loro tracce all’oblio, e a consegnarne la ricchezza a chi viene dopo… e la gratuità come condizione della libertà di questi atti.
Questo riunirsi in gruppi delle donne a me sembra il vero segno positivo , il germe che ha piantato il femminismo serio e non strumentale.
Sono felice che un gruppo di donne abbiano deciso di portare a galla il ricordo di altre donne .l’iniziativa è sicuramente ammirevole e le donne che ne fanno parte di grande valore.5
L’associazione Archivia si prefigge il meritorio scopo di far emergere dalla Grande Storia con la s maiuscola, le mille storie quotidiane, la c.d. Storia minore, di coloro che dalla narrazione storica di norma sono escluse: le donne.
Se ci riflettiamo, i protagonisti della Storia sono sempre stati gli uomini, i Grandi Uomini e alle donne è stato riconosciuto, nel migliore dei casi, il ruolo di abili cortigiane, di regine, reggenti e non, alcune potentissime e molto influenti, di mogli e madri, vere e proprie eminenze grigie che hanno influenzato e di fatto determinato il pensiero e l’azione degli uomini da loro affiancati.
Solo all’inizio Novecento, la soggettività politica la donna si va affermando e finalmente, nel corso degli anni Sessanta e Settanta, vengono conquistati molti diritti civili.
Ebbene, l’associazione accende i riflettori, sottraendole dall’oblio della memoria, sulle Donne, siciliane o non, singolarmente o in gruppo (si pensi alle donne del terremoto della Valle del Belice), che comunque hanno lasciato un segno in Sicilia, in modo autonomo ed indipendente dagli uomini.
EVVIVA ARCHIVIA!
Lidia Maugeri