i doppi cognomi di una (a?)-morale
Su Facebook, un amico dalla lingua sempre tagliente ha sfidato le donne “ad evitare di versare copiose lacrime per la dipartita di una zoccola e stronza”. Prosit per Marina Ripa di Meana, morta giorni fa di cancro a 76 anni.
Ora, a parte la commiserazione per una persona malata deceduta, a parte la piètas dovuta a qualsiasi donna che soccomba al cancro combattuto per anni, a parte la facilità con la quale gli uomini bollano di amoralità, dunque zoccole buttane mignotte, donne le cui prestazioni sessuali cercano e pagano, a parte che se non arrecano danno o disagio ai familiari, i comportamenti sessualmente spregiudicati di una signora che pratichi il “liberto amore” non riguardano altri che lei, e nessuna pruderie si è mai depositata sulla compianta porno girl Moana Pozzi che quella cosa lì la faceva di mestiere e ci si poteva pure trovare una sua arcana bellezza, ma è un discorso complicato da affrontare, a parte che il giudizio sprezzante riguarda piuttosto la moralità (peccaminosa per i cattolici) di una donna dai molti amori e l’uomo viceversa con simpatia si giudica “puttaniere”, chi lo dice che maggior peccato risieda nella vendita del corpo, per denaro o per piacere, piuttosto che nella vendita dell’anima per cupidigia o potere, a parte pure che non bisogna lasciarsi trascinare da simpatia o antipatia nel giudicare una persona, a parte dunque tutte queste cose e altre che potrebbero essere della serie “non era femminista, non ha mai fatto niente per la liberazione della donna, non era certo un’eroina, non si è mai distinta se non per frivolezze e mondanità, semmai si riscattava nella difesa di animali e ambiente, era ricca e poteva permettersi perfino le costose cure palliative …” e commenti di una crudezza anche peggiore, non mi sta bene che si disprezzi con ferocia una persona libera e spregiudicata senza mai essere volgare, una donna libera da convenzioni, consuetudini, morale comune, pregiudizi, ipocrisie, tabù, come è stata in vita Marina Ripa di Meana, già Lante della Rovere nata commoner Punturieri.
Non era simpatica alle donne, le intellettuali la guardavano con sufficienza e le femministe neppure la consideravano, stava sempre in tv ed esibiva incredibili abiti e cappellini, non era stata madre apprensiva e chioccia all’italiana e figurarsi moglie fedele, non era proprio uno stinco di santa e men che meno le si perdonavano denaro, eleganza e bellezza fisica. Ma vivvaddio era una donna libera, che rivendicava la libertà di essere com’era senza infingimenti. E lo è stata fino alla fine, e questo pure fa la differenza. Buon viaggio, Signora Marina.
non capisco i commenti su una donna che ha scambiato la vita con l’avanspettacolo e fra fiori e velette si è poi procurata una dolce morte.
Anche io mi sento di salutare una persona che aveva tante facce, tanti volti, che ci ha lasciato tante immagini di sè: una nessuna e centomila, anticonformista, brillante, originale, provocatrice, egocentrica, piena di vita, ribelle, decisa, disinvolta, orgogliosa, vanitosa, vivace, ambientalista, autoreferenziale, femminile, passionale, solare, razionale, divertente, protagonista di situazioni, le più diverse…come si fa a liquidare una persona così con due insulti gratuiti e superficiali?
Credo che se ne sia andata una donna intelligente che ha saputo vivere con fantasia e divertirsi proprio alle spalle dei benpensanti, “fregandosene” di quei giudizi che lei stessa era a provocare, a me personalmente ha sempre trasmesso molta energia ed una grande gioia di vivere.
Requiescat in pace.
L’aggressività balorda dei social, spesso antisociali, come il commento trash del giornalista volgare è insopportabile ma altrettanto insopportabile era la sua modalità volgare, spacciata per radical-chic, perché non sono mai riuscita a intravederne la gentilezza e tantomeno la grazia, ma non quella divina ma, quella che connota le autentiche signore che si distinguono da quelle che trascendono e si cullano nel trash.
Marina ha lasciato diverse ereditiere, purtroppo.
Requiescat in pace.
Contrariamente a quello che si può pensare, ritengo sia stata una donna d’altri tempi. Una dama (non necessariamente gentildonna) del XVIII secolo (vedi Defoe, Diderot, Laclos…)
Aggiungo: come tale, interessante ma non un esempio di donna moderna, tantomeno liberata.