la scuola, da tradizionale a digitale

2 gennaio 2018 di: Magdalena Marini

Un tempo si andava a scuola, ci si affidava ai maestri, ai professori, si accettavano consigli, rimproveri, compiti assegnati, attività, piccoli lavori individuali e di gruppo. Nulla, o quasi nulla, veniva messo in discussione trattandosi di un posto sicuro, dove i bambini entravano molto presto, e, progressivamente, educatamente, crescevano e imparavano.

Sappiamo tutti che le cose sono cambiate: la fiducia è diventata diffidenza, la professionalità dei docenti messa in discussione se non considerata adeguata all’uso delle moderne tecnologie e al controllo di situazioni generate da alunni sempre più problematici, spesso refrattari alle regole e non facilmente gestibili. Istruire, favorire lo sviluppo dello spirito critico, formare, orientare i ragazzi oggi, nell’era digitale, richiede un approccio diverso, il loro stile di apprendimento è veloce come il web, la rete, che rappresenta ormai il nostro presente e il nostro futuro. Gli interessi dei ragazzi, che dichiarano di annoiarsi a scuola, prescindono dall’insegnamento tradizionale percepito come qualcosa di imposto, di non scelto per interesse personale e, soprattutto, trasmesso da chi appare ai loro occhi poco abile nell’uso degli strumenti tecnologici e dei supporti digitali.

I sistemi tradizionali di insegnamento si stanno capovolgendo, il sistema di apprendimento tradizionale, da sempre inquadrato nelle lezioni frontali, nei compiti a casa e nelle interrogazioni in classe, si sta ribaltando. La categoria dei docenti si aggiorna obbligatoriamente per stare al passo con i tempi, per garantire l’inclusività, favorire l’apprendimento cooperativo, proporre classi aperte, valorizzare le diversità, soddisfare i bisogni educativi speciali, tenere conto dei disturbi di apprendimento. Il registro digitale, introdotto nelle scuole, permette a genitori e docenti di comunicare velocemente, monitorare i ragazzi, controllare i compiti assegnati. Si dà per scontato che genitori e insegnanti siano digitalizzati.

Anche la categoria dei genitori è chiamata ad adeguarsi ai tempi che cambiano…Non è però sempre possibile stabilire interazioni efficaci con il contesto familiare e territoriale in cui vivono i ragazzi. Ci sono situazioni logistiche diverse, privilegiate, intermedie e a rischio, esistono le scuole del centro e quelle della periferia, private, paritarie e statali. Le azioni della scuola diventano per questo motivo settoriali e separate. Gli insegnanti, giovani e meno giovani, sottoposti a pressioni provenienti dalla società in evoluzione, si adoperano ogni giorno per favorire la costruzione del senso di appartenenza al gruppo in soggetti sempre più individualisti, per promuovere la conoscenza e il rispetto reciproco, per creare ambienti di apprendimento dove possano convivere pacificamente studio, impegno, educazione, senso del dovere, rispetto reciproco, coinvolgimento, motivazione e passione. Insomma, questi poveri insegnanti si barcamenano per sperimentare modalità di espressione legate al mondo dei ragazzi, conservando la propria vitalità e affrontando con coraggio la quotidiana sfida educativa.

 

 

7 commenti su questo articolo:

  1. […] Articolo di Magdalena Marini sulla rivista Mezzocielo […]

    • magdalena scrive:

      Mi meraviglia ritrovare l’articolo scritto per mezzocielo e pubblicato sul medesimo sito in altra rivista on line. Chiedo per favore come questo possa essere accaduto anche perchè il commento prevede il collegamento a quest’ultima. Preciso che l’articolo in questione aveva semplicemente un obiettivo divulgativo diretto alle categorie dei genitori e degli insegnanti, che, in questo momento storico, si barcamenano in una situazione difficile da gestire, a prescindere dal genere….e si sa che quelle che si destreggiano meglio in tutte le situazioni sono quasi sempre le donne!!!

  2. Salvatore scrive:

    “Chi osa” fare una “Chiosa” dovrebbe domandarsi: “ma come oso?”

    Articolo chiarissimo e sempre attuale della bravissima Magdalena.

    Grazie e buon anno a tuttE.

  3. rosita scrive:

    “Caro maestro”, “Sei forte maestro”, “Provaci ancora prof”, ” Fuoriclasse” ecco le fiction che hanno condizionato il nostro immaginario. Figure positive di educatori al maschile e figure eclettiche di insegnanti al femminile.Ma niente di tutto questo è la scuola di oggi, ben rappresentata e analizzata dall’ autrice dell’articolo che , evidentemente si trova, come tanti, a navigare in un oceano di novità, barcamenandosi come può, per non affondare, per non naufragare…

  4. Gianni scrive:

    Mia moglie ed io siamo dei genitori poco tecnologici. Leggiamo le mail e rispondiamo se necessario, facciamo qualche ricerca in Internet…e basta. Ci colleghiamo al sito della scuola alla ricerca di notizie relative o ai figli adolescenti che, si sa, attraversano il momento più difficile della vita, quello di passaggio, quello in cui tutto è solo bianco o solo nero, quello in cui gli adulti sono dei nemici, sia che si tratti di docenti che di parenti. Ci siamo dovuti adeguare, almeno così non restiamo esclusi del tutto dalla vita dei nostri figli, almeno per quanto riguarda la valutazione scolastica. Accontentiamoci! Meglio questo che essere all’oscuro di successi ed insuccessi prima delle odiosissime pagelle….

  5. nuccia scrive:

    I migliori auguri per il nuovo anno e anche per l’anno scolastico da completare a tutti i miei colleghi. Sono un’insegnante over 60, ho sempre amato il mio lavoro ma non vedo l’ora di andare in pensione. Il senso del dovere che mi contraddistingue mi ha portato ad aggiornarmi costantemente e adeguarmi alla realtà e alle novità. A causa della dilagante tecnologia rimpiango i tempi passati ma sono consapevole che non si può tornare indietro. Le mie care colleghe che hanno maturato maggiore dimestichezza con gli strumenti tecnologici mi danno una mano quando mi trovo in difficoltà, senza farmelo pesare ma, per me che sono sempre stata autonoma, a volte, è mortificante….ma non mi avvilisco, resisto!!!

  6. vittoria de angelis scrive:

    personalmente credo che bisognerebbe tornare al passato, non trascurando i “nuovi, telematici” strumenti dei quali la scuola si serve per essere al passo coi tempi…Ci sono, però, dei valori, degli aspetti da cui non è dato prescindere: i rapporti umani, il dialogo, il confronto, il saper entrare in “contatto empatico” con ciascuno studente, in modo differente e personalizzato, richiedono impegno, fatica, dedizione, passione….non so dove ci sta portando questa “scuola che cambia”…a me sembra una corsa verso una meta che non sortirà grandi positività….concordo con l’inciso finale di Nuccia “..non mi avvilisco, resisto…!!!”

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