di isole e altri luoghi

24 febbraio 2018 di: Daria D’Angelo

Maria Mangiardi Mirabella, autrice del libro L’isola che non c’è più scrive: «non è “l’isola che non c’è” di Peter Pan, dove vivono i bambini che non vogliono crescere, ma il luogo che è stato ed è ancora, anche se l’inclemente passare del tempo lo ha privato di ciò che l’ha reso unico e speciale».

La differenza è proprio in quel “più”. L’ambientazione del romanzo, infatti, è Isola delle Femmine, un luogo geografico reale che diventa, attraverso i racconti dell’autrice, l’isola di un passato sereno, che fa da sfondo alle vacanze giovanili dell’autrice e della sua famiglia. Un’ambientazione solare, non solo per la sua collocazione di tempo e luogo, ma anche per le atmosfere scanzonate e allegre che le distinguono. Descrizioni precise, a volte meticolose che si rendono indispensabili per trasmettere al lettore il senso di bellezza e libertà di un’età felice, in cui candore, rispetto, e timidezza imprimono l’atmosfera d’altri tempi con una velata nostalgia che accompagna l’autrice senza struggimenti ma con una sensazione di compiacimento.

Il libro trasmette un messaggio di ottimismo, è la testimonianza di un mondo giovanile bello e “pulito”, fatto di ragazzi obbedienti e timorosi, con un grande senso di rispetto verso le istituzioni, un mondo che sembra lontano, ma che era così soltanto qualche anno fa, a testimonianza di quanto sia stato possibile e ancora lo sia qualcosa di diverso. L’autrice parla di divertimenti innocenti e paesaggi incontaminati, esperienze scolastiche, le prime comitive, le prime feste da ballo, la coesione di un mondo sano di giovani che non conoscevano il bullismo, rampolli di famiglie che avevano trasmesso loro valori d’integrità e senso del dovere.

Il romanzo si legge in maniera scorrevole, l’autrice, che è anche protagonista, non vuole sentirsi giudicante, solo fortunata e “ricca” di cose belle da raccontare che altro non sono se non quei valori preziosi che hanno accompagnato la sua vita e le sue scelte. Esperienze simili a quelle vissute da molti di noi, oggi non più giovanissimi, che abbiamo vissuto, in quegli anni, dimensioni simili di accettazione senza pretese. E le pretese non c’erano perché il piccolo mondo in cui si viveva era di per sé appagante e lasciava intravedere un futuro in cui credere.

Il libro, edito da Carlo Saladino Editore, è arricchito da foto di famiglia a testimonianza degli spunti autobiografici cui attinge l’autrice. Com’è stato dichiarato dalla stessa, la storia si rifà a fatti realmente accaduti.

Da lettrice ho apprezzato molto la semplicità delle parole e la profondità dei contenuti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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