discorso sulla mentalità
La mentalità contadina si è bloccata al nutrimento fisico: il padre, per il fatto di sfamare la moglie e i figlioli, ha ritenuto di avere il diritto di imprigionarli dentro le mura dell’obbligazione. La gratitudine è stata estromessa dalla relazione famigliare.
Mai chiede “per piacere” e mai risponde con un magnifico “grazie”.
Grazie… Grazia… “Per Grazia ricevuta”. Il “domino”, il padrone ci fa la grazia di nutrire il nostro stomaco e quindi ci mantiene in vita e non desidera un “grazie” ma mira alla nostra dipendenza, alla nostra “schiavitù”, rimanendo a lui obbligato a vita. (Discorso sulla servitù volontaria, di Étienne de la Boétie).
La mentalità contadina prevede l’astrazione, ossia un titolo di studio, solo se aumenta il bilancio famigliare ma non prevede la Conoscenza perché minaccia la sua esistenza millenaria. La Conoscenza è pericolosa perché non è concreta e la mentalità contadina afferma che solo la terra non tradisce e solo la terra sfama.
Non ho dubbi che dobbiamo rispettare la terra che ci nutre e non avvelenarla, ma neanche la mentalità contadina può avvelenare l’astrazione, l’immaginazione, l’idea, il “desiderio”. (L’arte di essere fragili, di Alessandro D’Avenia).
Povera mentalità contadina! Ma questa mentalità ristretta, angusta, ha fatto strada anche tra chi ha un titolo di studio universitario e non rinuncia ad imprigionare. Non sono trascorsi secoli da quando un Ministro della Repubblica Italiana, sì, proprio Italiana, si è attestato sulla mentalità contadina: “non è che la gente la Cultura se la mangia”, poi trasformato in un più sintetico e condiviso: “con la cultura non si mangia”.
Oddio, non me ne ero proprio accorta perché l’astrazione è il mio nutrimento e mi consente di avere anche un bancomat.
Che interesse aveva il Ministro per arrivare a fare un’affermazione così “fuori luogo”? È ancora una “testa” pensante e come mai è potuto cadere in una confusione tale? Sicuramente ha avuto una buona ragione ma quella sua ragione non coincide con la mia e con la nostra. (La testa ben fatta, di Edgar Morin).
C’è anche chi, tra la cultura contadina, ha coltivato il desiderio di far affrancare i propri figli dalla terra, per tornare ad essa con un bagaglio cultuale maggiore. Solo chi ha la luce della Ragione dentro di sé, pragmatico e realista, può spingere i propri figli verso l’astrazione, la Conoscenza.
La Conoscenza non risiede dentro un titolo universitario di carattere particolare ma ha un carattere universale che comprende le Arti, la Letteratura e le proprie mani.
Guai a scindere. Guai a separare le mani dall’idea astratta, dall’immaginazione, dal “desiderio”. Guai, guai seri per l’umanità intera.
L’essere umano è un’unità di Ragione, sentimenti e manualità. Chi divide opera un crimine. Distrugge, con la ferma intenzione di distruggerlo.
E no! Ma proprio, no! L’essere umano nasce integro poi qualcuno ha scritto per noi una brutta sceneggiatura che non può e non deve essere subìta: non dobbiamo farci disintegrare, separare, dividere.
Guai, perché ci ritroveremmo frantumati, altrove.