18 febbraio 2018
di:
Daniele Cinà
…“Ma mica è fascismo, dai. Che c’entra la mafia, Cinà?”. Oggi si presentano bene. Ben vestiti, gentili e (ri)educati. Vengono invitati nei salotti Tv a commentare i fatti di politica e cronaca. Ricambiano gli inviti in Tv aprendo le loro sedi a blasonati giornalisti che, nella smania di dimostrare la propria apertura democratica, li legittimano e trasferiscono loro la propria credibilità. Più o meno inconsapevolmente. Addirittura, è possibile vederli alla Camera dei Deputati, in un’affollata conferenza stampa, incravattati e coi tatuaggi coperti a promettere la guerra in Libia per fermare i migranti e dare lavoro alle nostre aziende lì.
Nel racconto infinito degli Italiani come eterni oppressi: oggi dall’Euro, nel caso specifico, o dalle altre Nazioni. In un feticismo dell’italica purezza rispetto al nemico. Anche questa, roba vecchia. Già vista e già sentita
Ecco: tra vecchio e nuovo, oggi mi sento preoccupato da ciò che vedo e sento. La superficialità delle soluzioni da bar davanti a problemi veri, come il lavoro per i giovani o la gestione dell’immigrazione. Non si parla più di futuro in questo Paese. Complice la campagna elettorale, si parla solo di migranti. Come se ogni problema che attanaglia il Paese derivasse da loro. Loro che sono gli ultimi. È questa la colpa più grande di cui si sta macchiando questa destra populista e irresponsabile: trasformare il bisognoso in nemico. Il diseredato, “l’ultimo”, in primo dei problemi.Un degrado civile e morale che non risparmia nessuno. E a nulla valgono i continui appelli di Papa Francesco al mondo cattolico. Anche lui resta inascoltato, e noi nudi davanti alla nostra incapacità di stare insieme come comunità. Se vogliamo pensare che non tutto è perduto, occorre una forte presa di responsabilità da parte di ciascuno di noi. Occorrono obiezioni coraggiose, come quella di Favino a Sanremo, o del direttore del Museo Egizio,Christian Greco. L’Italia è anche questa.
Quella che resiste, nonostante tutto. Quella che non abbassa la testa, ma che lotta “per risalire la china”.
“Se non ci assumiamo le nostre responsabilità, i poveri faranno per sempre la guerra ai poveri, mentre le ipocrisie, i carrierismi e le poltrone vinceranno sempre. Stava succedendo qualcosa di irreale in Italia: i ladri si vantavano di esserlo, i poveri erano al limite della sopportazione: una caduta di stile, di popolo e personale. Vangelo e Costituzione continuano a indicarci la strada per risalire la china e tornare a essere un paese civile”. (Don Andrea Gallo)