accesi i fari di Clara Margani
Ecco un altro spettacolo della nostra ottima collaboratrice Clara Margani: ‘Fari’ al Teatro di Documenti di Roma, dove ha riscosso un notevole successo.
Una serie di filmati mostrano immagini di piazze e strade di varie città italiane e straniere, accompagnati dai suoni consueti di tutti i giorni: clacson di automobili e motorette, fruscii di ruote di biciclette, passi veloci e pesanti, calpestii di ghiaia, versi di uccelli, vociare di bambini, rintocchi di campane, scorrere e zampillare dell’acqua, acciottolìo di piatti, tazze e bicchieri caratteristici di bar e ristoranti. Si assiste alla rappresentazione di brevi squarci di vita di singole persone o di piccoli gruppi, colti nella banalità della loro esistenza a volte felice, talvolta problematica oppure tragica e irrisolta. Poi la musica diventa cupa e minacciosa; tre personaggi muti mimano l’innesco di una bomba che esplode con luci, suoni e immagini di fiamme che avvolgono gli stessi spettatori, mentre si odono provenire da tutte le parti della sala le grida disperate, i lamenti, le invocazioni di quelle persone che fino a poco prima avevano mostrato la quotidianità della vita prima che un attentato ponesse fine alla loro esistenza in modo improvviso e definitivo.
Tutto questo è lo spettacolo ‘Fari’, basato su un testo di Clara Margani e messo in scena dal regista Vincenzo Longobardi, che ha saputo creare una particolare alternanza di immagini e parole. I numerosi personaggi sono stati interpretati solo da cinque attori: Maila Barchiesi, Masaria Colucci, Rosario Gargiulo, Carmela Rossi e lo stesso Longobardi con una grande capacità di trasformismo attraverso cambi di abiti velocissimi e differenti caratterizzazioni. Una macchina teatrale molto complessa dal punto di vista tecnico ed interpretativo che ha funzionato, coinvolgendo il pubblico, il quale ha mostrato di apprezzare i vari aspetti della rappresentazione a partire dal testo, basato sui diversi significati della parola ‘fari’, dai più evidenti a quello meno conosciuto.
Infatti in latino il verbo ‘fari’ significa parlare, narrare, profetare e questo fanno i vari personaggi, che uscendo dalla quotidianità della loro esistenza vengono ‘illuminati’ per un attimo prima di sprofondare nell’oscurità dell’oblio e della morte. Un testo non facile da teatralizzare, interpretato in una maniera innovativa e che ha rappresentato una sfida stimolante sia per il regista che per gli attori.
ho visto lo spettacolo, che mi è piaciuto per la sua fresca immediatezza. complimenti all’autrice, che ha proposto
tematiche di grande attualità ed al regista, che ha saputo valorizzare la simultaneità casuale delle nostre vite.
Una cosa è certa: Clara ha la capacità di stupirci, sempre e comunque. Nuovo, interessante e diverso dai precedenti, questo suo lavoro si è caratterizzato dalla specificità del doppio registro filmati e recitazione che si sono alternati e incalzati, spiazzando a volte gli spettatori e creando, attraverso dialoghi appena accennati, un sentimento indefinito di attesa e quasi di inquietudine fino alla deflagrazione finale in cui al contempo ed in un solo istante tutto si è composto e tutto è andato distrutto. Complimenti all’autrice, al regista ed agli attori per l’originalità ed il profondo significato simbolico.
Per buona parte dello spettacolo mi sembrava di non capire niente, mentre si alternavano immagini e parole, poi verso la fine mi si sono chiarite le idee. L’esplosione finale mi ha fatto capire che avevo assistito agli ultimi istanti di vita di varie persone, la cui esistenza terminava in maniera tragica, come accade sempre più spesso a causa di attentati. Lo spettacolo aveva messo in scena contemporaneamente la quotidianità e l’eccezionalità della vita di tutti i giorni. Belli il testo, l’interpretazione degli attori e la capacità del regista. Uno spettacolo significativo e complesso.
E’ stato uno spettacolo diverso da quelli precedenti della stessa autrice e della stessa compagnia. L’argomento trattato molto attuale e le soluzioni registiche tra cinema e teatro. Sono stata coinvolta nella vita quotidiana di tante persone e nella loro morte tragica. Uno spettacolo non facile ma molto convincente.
Brava l’autrice, bravo il regista, bravi gli attori, belle le immagini, belle le musiche….L’esperienza estetica ha un valore molto più incisivo della classica rappresentazione teatrale. L’ascolto e la visione delle immagini scelte dal regista attivano i canali uditivo e visivo, abbinando la visione all’ascolto e favorendo la riflessione sul significato delle parole…..‘fari’, infatti, significa anche parlare, narrare, profetare
Illuminazioni improvvise, parole vane, attentati assurdi.
” Nessuno consce l’altro, ognuno è solo” ( Herman Hesse).
Spero che ognuno ascolti il monito sottinteso di questo spettacolo spiazzante e affascinante.